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Dalla dottrina all'esperienza: ecco il nuovo catechismo

di MARTA BICEGO

Cambia la società, cambia il modo di proporlo: ne parliamo con don Alberto Malaffo, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano

Parole chiave: don Alberto Malaffo (1), Catechismo (4), Chiesa (181), Vita Chiesa (10)
Dalla dottrina all'esperienza: ecco il nuovo catechismo

di MARTA BICEGO

Dalla didattica improntata sulle nozioni a un’esperienza che sia davvero significativa. Dalle classiche aule a un ambiente che sia “casa”, nel quale far incontrare Gesù alle giovani generazioni.
Cambia e si rinnova la catechesi di bambini e ragazzi. Anzi, la sua evoluzione è già iniziata nella nostra diocesi, grazie alle varie iniziative che stanno germogliando nelle parrocchie e nelle unità pastorali. Con una parentesi di riflessione durante il lockdown che ha confermato la necessità di sperimentare vie alternative da percorrere e far percorrere ai cristiani di domani, cercando luoghi e linguaggi attuali.
Sono le esperienze il fulcro di questo diverso paradigma del catechismo sul quale l’Ufficio catechistico diocesano sta lavorando da tempo con la Pastorale ragazzi. «Il punto da cui partire, per noi fondamentale, è il rinnovamento spirituale, che poi conduce alla conversione pastorale. Una conversione dello Spirito da vivere in prima persona: solo donne e uomini nuovi riescono a proporre dei cambiamenti, a rinnovare la catechesi. Se non si parte da qui, se non si vive questo aspetto fondamentale, tutto il resto diventa vuoto», premette don Alberto Malaffo, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano.
In linea generale, dice, «il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo richiede di passare, a livello catechistico, da un paradigma didattico a uno esperienziale: da una catechesi fatta di trasmissione di contenuti, nozioni e dottrine, a una dove si fa esperienza dell’incontro con Gesù. Non soltanto con la testa, perché recepisci contenuti e impari in modo scolastico; ma con un coinvolgimento integrale, per esempio attraverso il gioco».
Una declinazione che avviene in luoghi differenti: negli ambienti parrocchiali, ma pure nelle famiglie, che possono spalancare le porte e diventare accoglienti, per essere appunto una casa dove raccontare il Vangelo a piccoli gruppi di persone e in cui intessere relazioni. «Sarebbe bello se si creasse una rete tra genitori e figli, in cui la famiglia solida e quella più lontana dalla Chiesa possano crescere nei legami, condividere e confrontarsi. Cosa nascerà da questo incontro, è tutto da scoprire», dice.
L’evoluzione richiederà alcuni passaggi importanti: «Passare dalla scuola alla casa, dal sapere Gesù all’incontrarlo veramente, dalla ragione al cuore, dall’esatto al bello. Dal catechismo fatto per età a quello di prossimità, in cui ci si mette insieme tra vicini di casa, compagni di calcio, fratelli, cugini... Dove c’è una relazione significativa, che avviene nel contesto quotidiano. Da tutti a chi “ci sta”. Un catechismo a cui attribuire non più un valore esclusivamente sociale, ma capace di rispondere a quanti hanno un vero desiderio di vivere un percorso di fede».
Si tratta di coltivare piccoli terreni, per ottenere rigogliosi raccolti. Di coinvolgere piccoli gruppi, perché da questi possano propagarsi esperienze che siano coinvolgenti, contagiose e significative nell’essere “lievito”. È per attrazione che possiamo ancora crescere come Chiesa, afferma papa Francesco. È il passaggio dal progetto al processo, sintetizza: «Dal catechismo fatto con schede e programmi, a un processo in cui mi affido allo Spirito Santo e alla sua azione potente. Egli aprirà strade mai percorse prima. Il progetto fissa una meta e fornisce gli strumenti per raggiungerla. Nel processo, invece, ti affidi ma non sai dove approderai, quanto tempo impiegherai. Ma sai con chi stai facendo strada. Viviamo un cambiamento d’epoca, la soluzione non la possiede nessuno; ma le sperimentazioni, i tentativi o gli azzardi e gli errori sono ammessi. Senza paura di sbagliare». 

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