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Contante o pos?

L’evasione fiscale si nutre di due pietanze: un alto livello di tassazione, un basso livello di controlli

Parole chiave: Evasione Fiscale (2), Moneta Elettronica (1), Pos (12), Cash (1), Bancomat (2), Tasse (12)
primo piano di una mano che tiene banconote e tessera bancomat

Già quando vedi i cartelli “Non si effettuano pagamenti Pos sotto i 30 euro”, ti sembra di stare in un’altra parte rispetto a un’Europa in cui pure il caffè lo puoi pagare con la carta di credito. Ma così è in Italia, dove quattro transazioni su cinque avvengono tramite contanti. La questione s’interseca con il problema dell’evasione fiscale: si ritiene che abbassare la soglia delle transazioni pagabili tramite contanti sotto certi livelli, favorisca l’emersione del “nero” o comunque ne ostacoli l’utilizzo. 
Così i governi degli ultimi anni si sono esercitati nel far oscillare tale soglia: mille euro, no 3mila, dai torniamo a mille e via così. Il discorso è un altro: serve osteggiare l’utilizzo dei contanti, ai fini della lotta all’evasione fiscale? 
Le esperienze di altri Paesi europei sono contrastanti. È vero che il cash furoreggia laddove il “nero” trionfa: Italia, Grecia, Cipro, Malta. Ma pure in Austria tre quarti delle transazioni avvengono in contanti, e non si può dire che la Carinzia sia molto “mediterranea”. In Danimarca si paga soprattutto con bancomat e carte di credito, ma hanno pure lì un rilevante problema di evasione fiscale. 
Allora torniamo alle cose serie. L’evasione fiscale si nutre di due pietanze: un alto livello di tassazione, un basso livello di controlli. Il combinato disposto delle due situazioni è appunto quel che si riscontra in Italia. Se il livello di tassazione è particolarmente elevato, sarà molto vantaggioso riuscire a evadere le tasse; se i controlli sui tuoi raggiri sono quasi inesistenti, sarà pure facile e senza timori. 
Giocoforza bisognerebbe partire dal secondo piatto: controlli efficaci, incrocio dei dati in possesso, punizioni tali da “stimolare” comportamenti corretti. In Italia invece si controlla praticamente solo il facile: le dichiarazioni dei redditi dei lavoratori soggetti a trattenute alla fonte. Guai a “scaricare” il costo di un parafarmaco! 
Il resto è un puro caso, una rara eventualità. In più, una selva di leggi e regolamenti si presta ad alimentare la fantasia italica nell’aggirare il dovere fiscale. E qui aggiungiamo: ma dove sta scritto che, se la soglia di pagamenti sta a mille euro, lì ci blocchiamo e non ci inventiamo assolutamente nulla per aggirarla? Ma dai… 
Quindi, messa in moto una macchina efficiente di controlli e disboscata la selva di leggine una più confusa e contraddittoria dell’altra, si dovrà mettere mano a una tassazione che – per chi realmente la subisce – ha tratti vessatori. In Italia c’è chi paga più tasse di uno svedese (a fronte di servizi…) e chi paga meno tasse di un esquimese. Così da decenni e zitti tutti. 
Siccome appunto stiamo in Italia, non si aggrediscono le vere cause, non si interviene chirurgicamente ma si affronta la questione con palliativi. L’abbassamento delle soglie di utilizzo dei contanti quindi non ci appassiona. Farà forse raggranellare qualche spicciolo in più, non turberà chi agisce nella legalità, sarà facilmente aggirabile qualora diventi una seccatura (chiedere alla n’drangheta come fa a utilizzare i miliardi di euro anni incassati con il traffico della droga). Insomma sta dentro la nostra mania di interessarci del fumo snobbando l’arrosto.

Fonte: Sir
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