Il Fatto di Bruno Fasani

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L'approfondimento settimanale di Monsignor Bruno Fasani

Fasani mons. Bruno

Sta girando in questi giorni su Facebook questa storiella. Ve la riporto: “Diversi anni fa, quando nacqui, i miei genitori furono costretti a fare una cosa rivoltante: hanno dovuto registrarmi all’anagrafe...

Penso che uno dei temi più complessi sui quali faremmo bene a soffermarci è quello della verità. Quid est veritas? Cos’è la verità? Fu in effetti anche il dubbio sul quale Pilato imbastì il suo confronto con Gesù, prima di consegnarlo agli aguzzini.

Non entrerò nel merito politico della vicenda Aquarius, la nave con 629 disperati provenienti dalla Libia, in cerca di speranza. Chi ha votato da una certa parte sarà contento, ovviamente. Talmente contento da permettersi di coprire di insulti il cardinale Gianfranco Ravasi, reo di aver citato quel passo di Matteo, 25 in cui si ricordano le parole di Gesù: “Ero forestiero e mi avete accolto”...

La scorsa settimana ci siamo fermati a riflettere sulle nuove dipendenze, che talvolta potremmo chiamare delle vere e proprie schiavitù digitali. Ma quand’è che inizia la dipendenza?

Diceva Epicuro che la più grande ricchezza è bastare a se stessi. Chissà se tornasse ai nostri giorni cosa avrebbe da dire su una società in cui senza qualche aiutino non si fa più nulla...

Due diversi scenari, assolutamente diversi tra loro, mettono in scena la figura femminile. Il primo ci porta a Trento nei giorni dell’adunata degli alpini. Stando ad alcune denunce verbali, rilanciate con grande enfasi dalle testate nazionali, qualche alpino avrebbe molestato con parole pesanti e anche allungando le mani qualche ragazza presente alla grande festa tricolore...

Non c’è angolo d’Italia che non sia popolato di manifestazioni di ogni genere. Le chiamano sagre, eventi, concerti... Molto spesso l’obiettivo è quello di ragranellare qualche soldo. Qualche volta di farci anche l’affare. Del resto c’è tutto un mondo che vive di manifestazioni pubbliche. Dagli organizzatori dell’evento ai fornitori di transenne, dai chioschi di ristoro ai venditori di gadget, passando da mille altri servizi funzionali al buon esito dell’evento stesso...

L’unica schioppettata che Donald Trump deve aver sentito dolorosa nelle terga è probabilmente quella di John McCain, senatore del suo partito e candidato alla presidenza degli Stati Uniti nel 2008. Nei giorni scorsi, McCain, malato terminale per un tumore al cervello, pianificando il proprio funerale, ha opposto un rifiuto deciso al fatto che Trump possa tenere il discorso funebre il giorno della sua morte.

Se c’è una cosa di cui sono sempre più convinto è che una legge, perché sia buona necessita anche della sua applicabilità. Questo, tra l’altro, era un principio fondamentale del diritto romano, che già il giurista Gaius, nel secondo secolo d.C., sosteneva con profonda convinzione. Del resto basterebbe domandarsi: a cosa serve una legge contro il furto se poi in galera non ci va più nessuno? Ormai basta un avvocaticchio d’ufficio, nemmeno un principe del Foro come direbbe Ozpetek nelle Mine vaganti, per tirare fuori dai guai il primo maramaldo sotto processo. E a cosa serve una legge sull’accumulo delle pene, se poi abbiamo in circolazione pluripregiudicati in ogni dove? Provate a chiedere quanta frustrazione prova un poliziotto o un carabiniere che arresta uno spacciatore e la sera dopo se lo ritrova davanti col ghigno beffardo e strafottente. Pensavo a queste considerazioni mentre l’Europa annunciava che, d’ora in avanti, non sarà consentito l’uso di Whatsapp ai minori di 16 anni. Una foglia di fico. Ma neanche per coprire un sussulto di coscienza. Più probabilmente per dare forma ad una risposta attesa dalla gente contro il dilagare dell’abuso di questi strumenti da parte di adolescenti ormai senza più ritegno. Non passa giorno senza che si abbia notizia di foto o filmati osé pubblicati da ragazzini senza scrupoli e incoscienti, a danno di compagni e compagne, vittime di questa nuova forma di violenza digitale. La gente, giustamente allarmata, si domanda come arginare simili fenomeni, tanto più che è praticamente impossibile alla polizia postale violare la privacy di questa applicazione. E allora ecco l’Unione Europea che dal prossimo mese ha disposto che possa usufruire del servizio solo chi ha più di 16 anni. Era ora, dirà qualcuno. Era ora un fico, cari lettori, perché la cosa suona davvero come una grande presa per i fondelli. Oggi per aver accesso al servizio basta rispondere a una semplice domanda: sei maggiorenne? E con un clic il problema è risolto di fatto. E secondo voi un ragazzo o una ragazza di dodici anni si fa scrupolo a rispondere di sì? Va poi a controllare se è vero quanto ti ha dichiarato il soggetto che si è iscritto. In realtà la scelta è ancora più ipocrita e il legislatore lo sa perfettamente. Voi sapete che iscrivendosi a queste applicazioni si accetta che vengano messi a disposizione i propri dati, sui quali va a ravanare il mondo del marketing. Ci spiano anche quando respiriamo, pronti a venderci l’ossigeno se diamo qualche colpo di tosse. Ebbene il problema vero è che oggi Whatsapp potrebbe continuare a fornire il proprio servizio ai minori, ma non può chiedere il trattamento dei loro dati per finalità commerciali. Di conseguenza: no money, no servizio.

È in corso, presso la Biblioteca Capitolare di Verona, la più antica biblioteca al mondo, una mostra di codici unici, che vanno dal IV al VI secolo dopo Cristo. Gli studiosi sono concordi nel dire che già a partire dal 400 d.C. la città scaligera fu lo scenario che accolse sensibilità culturali diverse, sul versante giuridico, teologico, filosofico, morale...