Condiscepoli di Agostino
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Vedi la Trinità se vedi la carità

Agostino era più che mai convinto che dove si trovano segnali di carità, cioè di amore fraterno, lì si riscontrano le tracce della presenza della Trinità. Ne parla ad esempio nel Commento alla prima lettera di Giovanni...

Parole chiave: Mons. Giuseppe Zenti (310), Vescovo emerito di Verona (21)
Vedi la Trinità se vedi la carità

Agostino era più che mai convinto che dove si trovano segnali di carità, cioè di amore fraterno, lì si riscontrano le tracce della presenza della Trinità. Ne parla ad esempio nel Commento alla prima lettera di Giovanni. Ne approfondisce la tematica soprattutto nel trattato sulla Trinità.

Cerchiamo di contestualizzare il suo aforisma che connette in modo inscindibile l’amore fraterno con il Mistero della Trinità. Di fronte all’obiezione della sua gente: “Non so che cosa amare” (De Trinitate 8,8.12), Agostino taglia corto: “Ami il fratello e amerà l’Amore stesso” (Ivi: “Diligat fratrem, et diliget eamdem dilectionem”). Non usa nella lingua latina il verbo amare, ma diligere, che evoca il senso dell’amore carico di affetto. È uno dei verbi molto cari ad Agostino. Perché si esprime in questo modo enigmatico: “Ami il fratello e amerà l’amore”, cioè capirà che cosa è l’amore? Ecco la risposta: “In effetti (nell’amare il fratello) conosce maggiormente il senso dell’amore (cioè l’Amore nella sua fonte) più di quanto non conosca il fratello che ama” (Ivi). In altri termini: fa l’esperienza dell’Amore, indipendentemente dal singolo fratello che ama.

Ma in che cosa consiste l’amore? O meglio: Chi è l’Amore che si sperimenta quando si ama il fratello? Questa la risposta di Agostino: “Ecco, Dio (che è l’Amore) gli sarà più noto che il fratello; molto meglio noto, perché più presente; più noto perché più interiore; più noto perché più certo” (Ivi). Di conseguenza nell’amare un fratello, si abbraccia Dio Amore. Dunque: “Abbraccia Dio Amore e abbraccia Dio con amore!” (Ivi). Ciò è possibile solo alla condizione che l’amore non sia inquinato dalla superbia: “Quanto più siamo sani dal gonfiore della superbia tanto più siamo pieni di amore” (Ivi). Dopo aver riportato il testo della prima di Giovanni: “Dio è carità e chi dimora nella carità, dimora in Dio” (1 Gv 4,8.16), Agostino sigilla la sua riflessione con l’aforisma: “Tu vedi la Trinità, se vedi la carità” (“Immo vero vides Trinitatem, si caritatem vides”; Ivi). Qualcuno obietterà: pensieri troppo alti per noi laici! Sono pensieri per mistici! Non è detto. In definitiva, che cosa dice a tutti Agostino? Dice ciò che Giovanni nella sua prima lettera afferma: “Non puoi dire di amare Dio che non vedi se non ami il fratello che vedi!”. Come a dire: per amare Dio occorre amare il fratello. O, detto diversamente: la vera fede in Dio, che è Amore trinitario, è documentata dall’amare il fratello come lo ama Dio, Amore trinitario. Con il suo stesso Amore. Ce n’è per tutti!

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