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Le colline della Val Tramigna si coloreranno di blu iris

di MARCO BOLLA
Torna un’essenza un tempo pregiata per profumi e ciprie, con una sua Via

 

Le colline della Val Tramigna si coloreranno di blu iris

di MARCO BOLLA
In Val Tramigna gli iris ritorneranno a colorare di blu le colline: la Fondazione Cariverona, infatti, ha deciso di finanziare per 81.600 euro il recupero di questa pianta con lo scopo di valorizzare il territorio. Il progetto, che ha un costo complessivo di 102mila euro, è stato elaborato da Anna Gilioli, Andrea Lista, Giovanni e Irene Bagatin, con la collaborazione di Francesco Valentini e la consulenza di Chiara Bebber. A commissionarlo è stata una rete formata dai Comuni di Cazzano di Tramigna (ente capofila) e Tregnago, dalle associazioni La Via dell’Iris, Kaminando onlus, Cai Tregnago, nonché dalle aziende agricole Fondo Prognoi, La Rossa, Campo del Curato, Erba Madre e Vicentini.
I partner privati hanno già stanziato una somma di 16.400 euro, che si andrà ad aggiungere a quella della Fondazione. Collaboreranno al progetto l’Università di Ferrara a cui verrà dato un contributo affinché porti avanti la ricerca scientifica sull’iris, e lo Iat Est Veronese di Soave (gestito dall’associazione Veronautoctona) che si occuperà della parte informativa. I due Comuni assieme ai partner hanno già creato il comitato di gestione, che avrà 24 mesi di tempo per portare a termine il progetto.
«Il nostro obiettivo – spiega Maria Luisa Guadin, sindaco di Cazzano di Tramigna – è quello di creare un percorso turistico legato all’iris che partirà dall’abbazia di Villanova di San Bonifacio e arriverà a Tregnago, attraversando Soave e Cazzano di Tramigna. Recentemente, infatti, abbiamo tenuto un incontro con i Comuni di Soave e San Bonifacio per spiegare loro il progetto, in modo da avere l’autorizzazione a procedere con l’installazione delle tabelle informative lungo il tragitto. Lo scorso 9 febbraio, inoltre, è stato depositato presso l’apposito ufficio il marchio “La Via dell’Iris in Val Tramigna”, che nei prossimi cinque o sei mesi dovrebbe ottenere il certificato di autenticazione».
Oltre alla creazione del percorso, il progetto prevede anche il restauro di alcuni manufatti storici (fontana di Caltrano e antica scala a Cazzano, recupero del vecchio ponticello a Tregnago), nonché la messa a dimora di 10mila rizomi di iris, i quali nel secolo scorso furono una fonte di reddito per le famiglie di contadini. L’iris, chiamato anche giaggiòlo o “gadólo” in dialetto, è una pianta riconoscibile grazie ai suoi fiori blu dal profumo intenso che cresce spontaneamente in prossimità dei vigneti o ai bordi delle stradine.
Fino a pochi decenni fa veniva coltivato nelle colline della Val Tramigna e Val d’Illasi per le sue radici, chiamate rizomi o “riòssi” in dialetto: questi venivano raccolti durante l’estate e poi puliti, lavati e lasciati a essiccare al sole, appesi alle finestre con lunghi spaghi. L’estrazione dal terreno veniva eseguita dagli uomini, mentre la pulizia da anziani, donne e bambini nelle corti. Una volta essiccati, i rizomi venivano messi dentro a dei sacchi di juta e portati a commercianti o mediatori che li compravano e poi vendevano sia all’industria profumiera italiana sia a quella francese: dai rizomi venivano ricavati profumi, oli essenziali, ciprie e pomate.
La coltura venne abbandonata quando i prezzi calarono a causa delle produzioni nordafricane e orientali, che avevano un costo più basso. Per ricordare questo passato legato alla raccolta dei “riòssi”, il prossimo 21 maggio a Campiano, piccola frazione di Cazzano di Tramigna adagiata sulle colline, si svolgerà la decima edizione della Festa dell’iris. «L’iris è una coltura tradizionale che fa parte del nostro patrimonio culturale – dichiara Simone Venturini, consigliere di Tregnago con delega al Turismo –. Sono convinto che la sua riscoperta potrà essere importante per sviluppare l’economia locale, ma anche per recuperare terreni scarsamente coltivati, preservare la biodiversità e riscoprire la bellezza del nostro territorio, offrendo un percorso adatto a un turismo lento, ma anche sportivo». 

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