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Una visita in Seminario e subito: «Io qui mai!». E infatti...

di LUCA PASSARINI
Don Andrea Spada da Caselle a Bussolengo tramite una vocazione... evangelica

Una visita in Seminario e subito: «Io qui mai!». E infatti...

di LUCA PASSARINI
«Il rapporto con il Signore è una relazione vera e propria, per questo è un cammino continuo ed è sempre in cambiamento». Parole che escono dalle labbra e soprattutto dalla vita di don Andrea Spada, 35 anni, attuale parroco di Bussolengo (Santa Maria Maggiore, Corno-San Vito al Mantico, Cristo Risorto) insieme al moderatore don Diego Righetti, al vicario (più comunemente detto curato) don Marco Accordini e ad alcuni collaboratori. 
L’esperienza della fede l’ha vissuta fin da bambino a Caselle di Sommacampagna, con la sua famiglia segnata presto anche dalla morte della mamma. Ci racconta don Andrea: «In quegli anni un punto di riferimento importante per me e per tanti era il parroco don Pietro Gottardi; un prete anziano, con un carattere forte, ma che era sempre con la gente; avrebbe voluto che entrassi in Seminario minore in prima media e mi portò a conoscerlo insieme ad altri ragazzi». 
La visita si concluse con una risposta inequivocabile nel cuore, ovvero un “io qui mai” che non lasciava dubbi. Continua Spada: «Poco dopo, un momento decisivo per la mia vita fu in terza media. Svolgevo il mio servizio da chierichetto alla celebrazione delle Cresime di quelli di un anno più giovani di me. A presiederle c’era il vescovo Giuseppe Amari che invitò tutti i ragazzi a prendere in mano ogni giorno il Nuovo Testamento e leggerne un brano». Andrea sentì risuonare forte per lui questa proposta e iniziò a viverla sul serio: «All’inizio mi sembrava di leggere un racconto come un altro; poi mi sono accorto che quelle parole non erano un romanzo, ma parlavano alla mia vita, mi davano ancora più gioia quando ero contento, coraggio quando ero un po’ abbattuto, uno sprone quando mi perdevo un pochino». 
L’euforia iniziale fu molta, ritrovandosi a volte a leggere fino a tarda notte, ma non fu solo un fuoco di paglia che brucia e poi si estingue presto. Continua don Spada: «Dopo la seconda o terza volta che rileggevo tutto, mi sono accorto che pian piano mi stava cambiando la vita e c’erano soprattutto alcuni versetti del capitolo 10 del Vangelo secondo Matteo che mi continuavano a ronzare in testa e nel cuore: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me”». 
Per un ragazzo, figlio unico, che viveva insieme al padre con il quale aveva costruito un legame solido, suonava davvero forte: «Da una parte emergevano tante fatiche e dubbi, ma dall’altra c’era un forte desiderio di crescere in questa relazione con il Signore. Ne ho parlato anche con il mio curato e nel frattempo mi è tornata in mente la comunità del Seminario minore». 
Passato un anno, accompagnato da domande, lettura della Bibbia, desiderio di ascoltare e seguire il Signore, ecco la possibilità di vivere l’esperienza vocazionale Emmaus proprio con i coetanei del Seminario. Sono bastati pochi giorni di condivisione della vita quotidiana per cogliere la realtà di quella comunità, che poteva essere il posto giusto per coltivare in maniera più profonda l’amicizia con il Signore. «In questa fase e in realtà per tutta la mia vita – rivela – devo profonda gratitudine a mio papà Luigi che non mi ha mai ostacolato, anzi mi ha sempre appoggiato, lasciandomi libero davanti alle scelte, anche quando immagino a lui costassero». 
A inizio della terza superiore, ecco l’ingresso in Seminario, provvidenzialmente in contemporanea con altri tre ragazzi della parrocchia di Caselle: Carlo Dalla Verde, che entrava in prima superiore; e Mattia Mengalli, che si inseriva in seconda media, anche loro poi ordinati preti. Da subito questo cammino si rivelò occasione di passi importanti nella relazione con Dio grazie alla preghiera, alla vita di comunità, al dialogo con gli educatori, allo stile di servizio. 
«Dentro la quotidianità – racconta don Andrea – fatta come è normale anche di alti e bassi, ho maturato pian piano che il mio desiderio di vivere un rapporto intenso con il Signore e di condividere con gli altri la gioia di questa comunione, mi portava verso una scelta di consacrazione nel ministero presbiterale». 
La successiva formazione in Seminario maggiore è stata affrontata con la libertà di chi non dà per scontata la propria risposta e fa i conti con la propria piccolezza. Ci confida che due versetti biblici lo hanno illuminato e continuano anche oggi a dargli forza; l’evangelico “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15,16) insieme alle parole del salmista “Ma io, come olivo verdeggiante nella casa di Dio, confido nella fedeltà di Dio in eterno e per sempre” (Sal 52,10). 
«Ho colto da subito – continua don Spada – che con l’ordinazione presbiterale, avvenuta il 15 maggio 2010, non si imposta il pilota automatico né si è concluso il cammino di crescita, che mi porta continuamente ad essere umile, a desiderare di crescere come uomo e come prete, e per questo a confrontarmi con alcune figure di riferimento e ad imparare da ogni situazione e da ogni persona. Ci sono stati anche momenti di fatica e di tiepidezza, ma mi sono sempre appoggiato sui pilastri fondamentali: da una parte la relazione con il Signore, soprattutto nella preghiera con la Parola di Dio e nella celebrazione eucaristica; dall’altra nella relazione con gli altri, in canonica con i preti, in belle amicizie con qualche famiglia, nel condividere le giornate con la gente, di tutte le età e dentro le più svariate situazioni. Questa in fondo è l’avventura di un prete diocesano». 
In questi anni si sono alternati per don Andrea Spada vari incarichi, tante situazioni, diversi preti, con l’emergere delle cose che davvero contano, la libertà rispetto ad approcci differenti, il desiderio di andare alla sostanza, la bellezza di farsi dono alle persone e di trasmettere loro la gioia di essere cristiani. Sempre con orecchi e cuore attenti a quella Parola che continuamente fa sentire amati, chiama, apre prospettive, indica orizzonti.

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