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La penna brillante di Folena narra il ritorno di don Ulisse

Umberto Folena
Ritorno a Tretronchi
Àncora Editrice
Milano 2022
pp. 160 - euro 16

Parole chiave: Ritorno a Tretronchi (1), LIbro (64), Umberto Folena (2)
La penna brillante di Folena narra il ritorno di don Ulisse

Tra i libri che si leggono per dovere, è sacrosanto ritagliarsi lo spazio per letture di solo godimento, e, se va bene, può capitare che il bilancio sia di aver incontrato contenuti sostanziosi attraverso pagine fragranti, scorrevoli e intriganti. È quanto accade – o, almeno, è successo a me – già con il primo romanzo di Umberto Folena La notte in cui Carletto non cantò, e l’esperienza si ripete ora col secondo volume Ritorno a Tretronchi (Editrice Ancora). L’autore non ha certo bisogno di presentazione, ma anche chi già lo apprezza, avrà modo di scoprire come la nitidezza e l’accuratezza dei suoi articoli, in questo romanzo si uniscano e siano fermentate da una fantasia spumeggiante e da una capacità di catturare l’attenzione che tiene incollati alla lettura.

Il titolo già rivela l’epilogo della vicenda di don Ulisse che avevamo lasciato, alla fine di La notte in cui Carletto non cantò, esiliato in un desolato paesino di montagna dal perfido vicario della diocesi, in combutta con loschi figuri di Tretronchi. Anche là però don Ulisse riesce a tessere rapporti che rigenerano la comunità, finché matura il suo rientro a Tretronchi con lo scorno di chi ha tramato contro di lui. I personaggi sono tantissimi e ai tipi umani che rappresentano viene spontaneo attribuire tanti nomi e cognomi. Personaggi politici, gente di Chiesa, persone di paese, affaristi, ragazzi, gente ferita dalla vita o che da questa ottiene una seconda possibilità, immigrati, emigrati rimpatriati… Vicende che si intrecciano con ritmo incalzante, tracciate da una penna sempre leggera, guidata da uno sguardo sorridente e da un animo compassionevole.

Una trama di umanità che ha nell’umorismo una cifra distintiva, con un fraseggio che rimanda a G.K. Chesterton e Giovannino Guareschi. Non si confonda poi la leggerezza con la superficialità. Nelle 160 pagine del libro si toccano, senza mai banalizzarli o scadere in luoghi comuni, temi serissimi quali lo spopolamento delle “terre alte”, i fallimenti matrimoniali, l’affettività giovanile, il cancro sociale dell’azzardo, la disinformazione mediatica, le difficoltà del rapporto tra Chiesa e modernità, le tare di certo mondo curiale, l’attenzione ai poveri, l’integrazione dei migranti… Insomma, se siete tra quanti credono che umanità, amicizia, fraternità non siano valori consegnati a una retorica melensa, ma fermento capace di alimentare vite in grado di rialzarsi dopo ogni caduta, in Ritorno a Tretronchi – e se non l’avete letto, in La notte in cui Carletto non cantò – troverete buoni argomenti a sostegno della vostra convinzione.

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