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Quando l’attaccante si trasforma in portiere

Cinque minuti al 90’. L’Italia è in vantaggio con un gol di Cassano ma c’è ancora molto da soffrire. Il pallone resta a pochi passi dalla nostra porta: né i difensori azzurri riescono a buttarlo lontano, né gli attaccanti svedesi a tirare in rete...

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Cinque minuti al 90’. L’Italia è in vantaggio con un gol di Cassano ma c’è ancora molto da soffrire. Il pallone resta a pochi passi dalla nostra porta: né i difensori azzurri riescono a buttarlo lontano, né gli attaccanti svedesi a tirare in rete. Buffon esce dai pali e si tuffa in avanti, ma non è solo. C’è un giovane Zlatan Ibrahimovic che, di tacco, lo anticipa con una delle sue mosse rubate a qualche arte marziale, inventando uno strano pallonetto. Io all’epoca mi stavo preparando per la maturità e qualche spezzone delle prime partite dei campionati europei le avevo viste di nascosto negli ultimi giorni di scuola, perché Michele aveva portato una mini tv portatile che, a pensarci adesso, proprio “mini” non era. I prof avevano chiuso un occhio, anche se a noi sembrava di non esserci fatti scoprire. Italia-Svezia, ad ogni modo, si giocava di sera. Ricordo perfettamente di aver sperato in Bobo Vieri, appostato sulla linea di porta mentre la palla stava andando verso la nostra rete, e di avergli chiesto di parare con le mani. Sarebbe arrivato il cartellino rosso e il rigore, ma ci avremmo pensato dopo. Vieri invece prova a deviare il pallone di testa. Ma, per quanto sia alto, non ci arriva. La Svezia pareggia e, a quegli Europei, ci butterà via dal girone grazie al “biscotto” all’ultima giornata con la Danimarca. Le due squadre del nord Europa, una contro l’altra, si sarebbero qualificate entrambe con un 2-2. Guarda caso, la partita finì proprio con quel punteggio.
Mondiali 2010. Il Ghana è a un passo dal sogno. Potrebbe essere la prima squadra africana a qualificarsi a una semifinale dei campionati del mondo. Una volta arrivati lì, poi, è lecito sognare. All’ultimo minuto dei tempi supplementari c’è una mischia nell’area dell’Uruguay. Anche in questo caso, il portiere è fuori causa e la palla sta andando in rete. Sulla linea ci sono due giocatori con la maglia della nazionale sudamericana. Uno è Luis Suarez, quell’anno ancora in forza all’Ajax (poi arriveranno Liverpool e Barcellona). Non ci pensa due volte, e da attaccante si trasforma in portiere, respingendo con le mani. Davanti al cartellino rosso, peraltro, farà una faccia sorpresa come a dire: “Chi, io? Che ho fatto?”. Il rigore verrà sbagliato e l’Uruguay passerà il turno. E, pur apprezzando il gioco pulito, ogni tanto mi chiedo: “E se Vieri avesse fatto lo stesso, 16 anni fa?”. Ma con i “se” non si scrive la storia. Figuriamoci quella degli Europei.

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