Condiscepoli di Agostino
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Investire molto sull’educazione dei figli

Dopo aver fatto alcune puntualizzazioni sulle situazioni drammatiche vissute in famiglia a causa della morte di una persona cara (cf AL 253-258), l’Esortazione apostolica, al capitolo settimo (un grande capitolo, di notevole spessore pedagogico e di ben 30 numeri), affronta l’argomento del valore dei figli e della necessità che i genitori investano senza riserve sulla loro educazione, a cominciare dal garantire loro un’alta qualità di vita esemplare che ha forte incidenza per tutta la vita.

Parole chiave: Amoris Laetitia (21), mons. Giuseppe Zenti (310), Vescovo di Verona (245)

Dopo aver fatto alcune puntualizzazioni sulle situazioni drammatiche vissute in famiglia a causa della morte di una persona cara (cf AL 253-258), l’Esortazione apostolica, al capitolo settimo (un grande capitolo, di notevole spessore pedagogico e di ben 30 numeri), affronta l’argomento del valore dei figli e della necessità che i genitori investano senza riserve sulla loro educazione, a cominciare dal garantire loro un’alta qualità di vita esemplare che ha forte incidenza per tutta la vita. L’Esortazione parte da una domanda: “Dove sono i figli?”. E risponde: “Il grande interrogativo non è dove si trova fisicamente il figlio, con chi sta in questo momento, ma dove si trova in senso esistenziale, dove sta posizionato dal punto di vista delle sue convinzioni, dei suoi obiettivi, dei suoi desideri, del suo progetto di vita” (AL 261). A partire da questa situazione occorre che l’educatore promuova “libertà responsabili” (AL 262). È questo il compito primario dei genitori. Di conseguenza, spetta loro l’incipit della formazione morale dei figli che sempre debbono contare su genitori meritevoli di fiducia, sinceramente convinti che il figlio è un bene prezioso per loro (cf AL 263). E poi l’educazione della volontà che propizi abitudini buone e inclinazioni affettive sane, in un dialogo che sa usare il linguaggio dei figli, il tutto finalizzato a far sì “che il figlio possa arrivare a scoprire da sé l’importanza di determinati valori, principi e norme, invece di imporgliele come verità indiscutibili” (AL 264). Interessante l’annotazione pedagogica del far maturare il gusto del bene (cf AL 265) e delle sane abitudini fin da bambini, come il dire «per favore», «permesso» e «grazie» (cf AL 266). L’Esortazione insiste sulla educazione della libertà “mediante proposte, motivazioni, applicazioni pratiche, stimoli, premi, esempi, modelli, simboli, riflessioni, esortazioni, revisioni del modo di agire e dialoghi che aiutino le persone a sviluppare quei principi interiori stabili che possono muovere e compiere spontaneamente il bene. La virtù è una convinzione che si è trasformata in un principio interno e stabile dell’agire. La vita virtuosa, pertanto, costruisce la libertà” (AL 267). Nella educazione ha un suo posto anche la sanzione, almeno come deterrente dell’inclinazione a comportamenti da disapprovare. Sicché, “è importante orientare il bambino con fermezza a chiedere perdono e a riparare il danno causato agli altri” (AL 268). Del resto, la correzione di azioni cattive e di inclinazioni non gradite a Dio ha un suo risvolto positivo di carattere psicologico, in quanto “un bambino corretto con amore si sente considerato, percepisce che è qualcuno, avverte che i suoi genitori riconoscono le sue potenzialità” (AL 269). Viene precisato inoltre che la correzione non ha come obiettivo né di inibire né di tarpare le ali. Essa deve contribuire a trovare “un equilibrio tra due estremi ugualmente nocivi: uno sarebbe pretendere di costruire un mondo a misura dei desideri del figlio, che cresce sentendosi soggetto di diritti ma non di responsabilità. L’altro estremo sarebbe portarlo a vivere senza consapevolezza della sua dignità, […] torturato dai doveri e sottomesso a realizzare i desideri altrui” (AL 270). In realtà, nell’arte educativa occorre paziente realismo che sa “proporre piccoli passi” (AL 271) con le rinunce corrispettive richieste, procedendo a poco a poco, senza applicare metodologie rigide e immutabili, al fine di far acquisire mutamenti di comportamento in un processo graduale, capace di trasformare l’atto volontario in un atto di vera libertà secondo verità (cf AL 273).

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