Ex Cathedra
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Il ruolo decisivo dei curati nella formazione dei giovani

Almeno in quelli della mia età, i curati della parrocchia hanno avuto, nel momento della formazione, un peso ed una valenza decisivi...

Parole chiave: Curati (1), Ex Cathedra (34), Sacerdoti (17)

Almeno in quelli della mia età, i curati della parrocchia hanno avuto, nel momento della formazione, un peso ed una valenza decisivi. Allora, dagli anni ’50 ai ’70, la partita educativa si giocava a tre: la famiglia, la parrocchia e la scuola. La scuola interveniva dall’esterno: ma era una realtà che, comunque, imprimeva un confronto significativo, come si direbbe oggi, alle prime due agenzie educative. Le apriva al dialogo con la società. Nel primo spazio educativo agivano due figure, la mamma, di solito, e i curati che si succedevano periodicamente. Nella seconda, indefettibilmente, la maestra o il maestro, indimenticabili poi per tutta la vita. I curati: ce n’erano alle prime armi o al secondo giro in parrocchia, preceduti dalla fama delle imprese compiute nella sede precedente. Figure che passavano e passano in una comunità, lasciando una scia di affetti, discussioni, talvolta di recriminazioni (è successo). Ma figure indelebili nel percorso educativo di generazioni. Mi occuperò di un decennio dove si realizzarono grandi cambiamenti e le parrocchie furono il centro della vita delle comunità, come mai più negli anni successivi. Nel 1961 venne curato a Pescantina don Remo Castegini  che proveniva dalla sua prima esperienza alle Golosine. Per il paese fu un piccolo evento che cominciò ben presto a riflettersi nella vita di molti ragazzi. C’era in questo giovane prete una voglia di attivismo pastorale difficilmente contenibile nelle forme tradizionali dell’Azione Cattolica, maschile e femminile, di ogni ordine e grado. Fu il ricreatorio, aperto nell’edificio delle Scuole di religione, il centro che scandì per tutti quegli anni il segno della presenza di questo prete. Incontri, giochi, conversazioni, cinema alla domenica pomeriggio  con 50 lire, la paghetta di allora, e i film delle Paoline. Questa presenza si organizzò nelle forme più articolate di una società di calcio per ragazzi, targata Csi, Centro sportivo italiano. Nacque la Polisportiva san Lorenzo, con tante squadre giovanili, che si batteva anche in terza categoria coi colori biancorossi, per distinguerla dall’Acp, l’Associazione Calcio Pescantina, dalle maglie rossoblù. Nel 1967 don Remo divenne curato di San Zeno Maggiore e da lì, nel 1970, partì per Oppeano, la sua unica cura da parroco, fino al 1996, rimanendo poi ad abitare in paese fino alla morte avvenuta nell’ospedale di Legnago il 6 maggio 2007.
A Pescantina, nel 1967, arrivò don Sergio Fasol (Sommacampagna 1941 - Verona 2020). Leggeva stabilmente in greco i testi del Nuovo Testamento ed era un esegeta profondo, di una chiarezza inarrivabile. Allo stesso modo comunicava gioia di vivere e speranza. Godeva già allora di grande considerazione: visse il periodo di transizione della parrocchia di Pescantina che seguì la morte del parroco, mons. Luigi Castagna, salito al cielo il 12 aprile del 1968, nel giorno di Venerdì Santo. Di don Sergio colpivano la straordinaria cultura e la chiarezza intellettuale. Dopo molte sedi come parroco a Pai, Cassone, Beato Andrea da Peschiera, San Zeno di Desenzano, San Giuseppe fuori le mura, è diventato canonico della Cattedrale ed è stato arciprete presidente del Capitolo canonicale dal 2010 al 2019. Per giovani e meno giovani teneva conferenze ricche e molto interessanti. Si confrontò sempre a viso aperto con i grandi cambiamenti in atto nella Chiesa e nella società del post-Concilio. Nell’atto di lasciare Pescantina, dato che ero al liceo classico e mi confrontavo sempre con lui su tanti argomenti in cui era particolarmente ferrato, mi regalò la sua edizione del Nuovo Testamento bilingue, greco-latino, che conservo tra le cose più preziose. Due preti a tutto tondo, che hanno onorato la Chiesa con una testimonianza cristallina.

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