Condiscepoli di Agostino
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La Trinità principio e origine della Città santa

Altro importante paragrafo della Città di Dio. Di alta teologia trinitaria: la Trinità, nella distinzione delle Persone ognuna della quali ha un ruolo specifico, è la prima e assoluta origine della Città di Dio

Parole chiave: La Città di Dio (66), Sant'Agostino (175), Mons. Giuseppe Zenti (310), Vescovo di Verona (245)

Altro importante paragrafo della Città di Dio. Di alta teologia trinitaria: la Trinità, nella distinzione delle Persone ognuna della quali ha un ruolo specifico, è la prima e assoluta origine della Città di Dio: “Crediamo e teniamo con fermezza e con fedeltà predichiamo che il Padre ha generato il Verbo, cioè la Sapienza per mezzo della quale sono state fatte tutte le cose, l’Unigenito Figlio; l’Uno (ha generato) l’Uno, l’Eterno il Coeterno, il sommamente Buono l’egualmente Buono; e che lo Spirito Santo è lo Spirito simultaneamente e del Padre e del Figlio, Egli pure consostanziale e coeterno rispetto agli altri due; e che questo è la Trinità a motivo delle proprietà delle persone ed è un solo Dio a motivo dell’inseparabile divinità, come uno solo onnipotente per l’inseparabile onnipotenza. Così tuttavia, quando anche si ricerca nei confronti delle singole Persone si risponde che ciascuna di loro è e Dio e onnipotente; ma quando si ricerca nei confronti di tutte simultaneamente non ci sono tre dei o tre onnipotenti, ma un solo Dio onnipotente. Tanta ivi è l’inseparabile unità nei Tre quale volle che così fosse predicata. Se poi lo Spirito Santo sia il bene del Padre e il bene del Figlio, perché è comune ad entrambi, rettamente si può dire la bontà di entrambi, non oso precipitare una sentenza temeraria. Non di meno con maggior facilità oserò dirlo la santità di entrambi, non come qualità dei due, ma anche Lui sostanza divina e terza persona della Trinità. Con ogni probabilità mi ha indotto a questo il fatto che essendo spirito anche il Padre ed essendo spirito anche il Figlio, ed essendo santo il Padre e santo il Figlio, tuttavia propriamente egli stesso è chiamato Spirito Santo come santità sostanziale e consostanziale di ambedue. Ma se nient’altro è la bontà divina se non la santità, di certo anche quella è competenza della ragione, non audacia della presunzione, affinché nelle opere di Dio, con una sorta di modo segreto di parlare, da cui viene esercitata la nostra riflessione, per insinuazione, ci venga fatta conoscere la medesima Trinità: chi ha fatto ciascuna delle creature, per mezzo di chi, per quale scopo. Senza dubbio si intende Padre del Verbo Colui che disse che si facesse; ma ciò che dicendo Lui è stato fatto, senza alcun dubbio è stato fatto per mezzo del Verbo; in ciò poi che viene detto: ‘Dio vide che era buona cosa’ viene significato a sufficienza che Dio, senza alcuna necessità, senza alcuna sua indigenza di utilità di qualsiasi specie, ma per sola bontà, ha fatto ciò che ha fatto, cioè perché è cosa buona. E lo si dice dopo che è stata fatta, perché si indichi che la cosa che è stata fatta è congruente con la bontà per cui è stata fatta. Se correttamente questa bontà si intende lo Spirito Santo, in tutte le sue opere viene fatta conoscere tutta la Trinità. Di lì si trova sia l’origine sia la spiegazione sia la beatitudine della Città santa che è su tra gli angeli santi. Infatti, se si cerca da dove sia: Dio l’ha fondata; se da dove sia sapiente: viene illuminata da Dio; se da dove sia felice: fruisce di Dio; sussistendo è proporzionata, contemplando è illuminata, stando unita è riempita di gioia; è, vede, ama; è vigorosa nell’eternità di Dio, riluce nella verità di Dio, gode nella bontà di Dio” (De civ. Dei, XI, 24).

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