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I campioni si raccontano tra gioie e delusioni

Dopo che i campionati di calcio hanno emesso i loro ultimi verdetti e si avvia la grande stagione dell’atletica leggera, la terza rete della tv di Stato, per Rai Cultura, con L’avversario fa scendere in campo Marco Tardelli...

Parole chiave: L’avversario (1), Marco Tardelli (1)
I campioni si raccontano tra gioie e delusioni

Dopo che i campionati di calcio hanno emesso i loro ultimi verdetti e si avvia la grande stagione dell’atletica leggera, la terza rete della tv di Stato, per Rai Cultura, con L’avversario fa scendere in campo Marco Tardelli (nella foto), il famoso calciatore campione del mondo nel 1982. Opinionista in molti programmi sportivi, ora si cimenta per la prima volta nelle vesti di conduttore. In sei puntate colloquia con grandi protagonisti che ormai da qualche tempo si sono ritirati dall’agonismo.

Per ogni appuntamento il presentatore ha scelto personalmente il proprio ospite cominciando dal calciatore Antonio Cassano di cui è stato anche allenatore, quindi la nuotatrice Federica Pellegrini, la tennista Lea Pericoli fino al ginnasta oramai ottantenne Franco Menichelli.

Il titolo ricorda che con il personaggio di turno si vuole dialogare non solo degli antagonisti che ha dovuto affrontare nelle gare, ma il colloquio si sposta anche su quelli che vengono definiti i propri fantasmi, ossia le paure, le incertezze che accompagnano gli atleti nel loro percorso di allenamento e di gara. Risulta infatti decisivo coltivare, oltre alle indubbie qualità tecniche, anche lo spirito giusto per affrontare le sfide di ogni carriera. È inevitabile che la conversazione si muova lungo il filo della memoria, grazie a foto e a filmati dell’epoca sia degli esordi come di quella d’oro di ogni sportivo. L’intervista avviene generalmente in un ambiente familiare per l’atleta di modo che questo possa rassicurarlo nell’esporre davanti alle telecamere anche le fatiche del proprio cammino professionale. Tardelli, famoso per il suo urlo di vittoria dopo il gol da lui segnato nella finale della Coppa del mondo di quarant’anni fa, ora in modo più composto incalza con le proprie domande l’ospite, pronto e attento ad ascoltarne le risposte, raccogliendone le confidenze. Il non essere e il non porsi da giornalista lo fa avvertire a chi ha davanti come un “collega” che parla la sua stessa lingua e ha combattuto le sue stesse battaglie. Di certo gli ospiti, sebbene non gareggino più, hanno ancora molto da dire, non magari in termini di scoop da rivelare, ma motivando come attraverso gli sbagli e le delusioni della propria carriera sono stati comunque felici di praticare lo sport ad altissimi livelli. Di fronte all’avversario sportivo hanno saputo costruire sé stessi come persone credibili.

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