Condiscepoli di Agostino
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La curiosità motore dell’apprendimento

Fin da ragazzo Agostino ha fatto l’esperienza, che ha desiderato condividere con tutti nelle Confessioni...

Parole chiave: Mons. Giuseppe Zenti (310), Vescovo emerito di Verona (21), Aforismi (46), Sant'Agostino (175)

Fin da ragazzo Agostino ha fatto l’esperienza, che ha desiderato condividere con tutti nelle Confessioni, secondo la quale, a suo dire, “ai fini dell’apprendimento, ha maggiore forza la libera curiosità rispetto ad una meticolosa costrizione” (“Maiorem vim habere ad discenda ista libera curiositas quam meticulosam necessitatem”: Confes. 1, 14.23). Ho precisato che lui stesso ne aveva fatta l’esperienza. In che senso? Fin da ragazzo (puer!) è stato mandato a scuola. Era d’obbligo apprendere due lingue. La prima era il latino; la seconda era il greco. Il latino era la lingua della vita feriale. Ne usava la terminologia. Sostanzialmente ne aveva appreso i rudimenti in casa. Specialmente dalla mamma Monica. Era una lingua che aveva sapore di famiglia. La lingua materna. Lo studiava volentieri. Si sentiva stimolato ad apprenderlo dalla curiosità di estenderne la conoscenza. Il greco, invece, era una lingua straniera, in buona sostanza. Gli era indigesto. Ma doveva impararlo, perché faceva parte del curriculum. Poiché però era alquanto refrattario e indisponibile nei confronti di ciò che non gli era congeniale, il docente lo obbligava ad apprendere la lingua greca ricorrendo, secondo i metodi pedagogici dell’epoca, alla sferza. E proprio perché costretto dalla forza, Agostino si mostrava un mulo ricalcitrante. Come a dire che ha appreso sì la lingua greca, ma non l’ha mai amata. L’ha sempre sentita estranea e antipatica. Gli era allergico. Per nulla attratto. Gli mancava lo stimolo della curiosità. Salvo poi da adulto essersene pentito, quando, soprattutto per lo studio della Sacra Scrittura, gli sarebbe servita una sua profonda conoscenza. Certo, bisogna riconoscere che Agostino ha colto sulla sua pelle una legge pedagogica di indiscussa e permanente attualità: il valore dinamico della curiosità. A onor del vero, aveva nel sangue quanto un suo conterraneo, benché del secolo precedente, lo scrittore Apuleio, autore del famoso romanzo L’Asino d’oro, aveva instillato: il senso della curiosità. Lui instillava la curiosità della fantasia. Agostino evocava più quella della mente che va alla conquista della verità. Si potrebbe auspicare, per giovani e adulti di oggi, anche nell’uso dei social, più la curiosità di Agostino che quella di Apuleio.

† Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona

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