Spiato in tv
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Se il presunto colpevole è innocente

Sono innocente è il titolo di un nuovo programma di Rai 3 che narra in modo realistico le storie di chi è stato vittima di un errore giudiziario. Dalla viva voce dei protagonisti e attraverso la ricostruzione sceneggiata di queste vicende si ripercorrono giorni, anni e situazioni difficili. Denominatore di tutti questi brutti episodi è l’esperienza prima dell’inspiegabile arresto e poi della carcerazione, condizione di vita segnata dalla paura e ancora più tragica per chi sa in cuor suo di non aver commesso il reato di cui è accusato.

Parole chiave: Sono innocente (1), Spiato in tv (184), Giuseppe Begnigni (48)
Se il presunto colpevole è innocente

Sono innocente è il titolo di un nuovo programma di Rai 3 che narra in modo realistico le storie di chi è stato vittima di un errore giudiziario. Dalla viva voce dei protagonisti e attraverso la ricostruzione sceneggiata di queste vicende si ripercorrono giorni, anni e situazioni difficili. Denominatore di tutti questi brutti episodi è l’esperienza prima dell’inspiegabile arresto e poi della carcerazione, condizione di vita segnata dalla paura e ancora più tragica per chi sa in cuor suo di non aver commesso il reato di cui è accusato.
Il conduttore, il giornalista del Tg1 Alberto Matano, non intende fare un processo al processo che già si è svolto nelle sedi competenti, né mettere sul banco degli imputati i responsabili di questa ingiustizia, ma soltanto portare alla luce i ragionamenti e le emozioni di chi si è trovato, suo malgrado, in un grande incubo. Accanto all’accusato spesso c’è tutta una famiglia che soffre, s’interroga sull’effettiva innocenza del suo congiunto mentre l’opinione pubblica generalmente è avversa, pronta ad emettere un verdetto ancor prima di conoscere i fatti. Spesso a diventare amici di questi innocenti sono coloro che invece, giustamente condannati per aver commesso dei misfatti, mostrano dei tratti di umanità che paiono impossibili agli occhi delle persone perbene. La trasmissione mostra il travaglio, il senso di assoluta impotenza, l’incubo che mai termina e finalmente la rinascita su nuovi valori che i protagonisti di queste vicende hanno maturato dentro di loro. Resta indicativa l’affermazione della protagonista di una di queste situazioni, Maria Andò: «Tu non sai come uscire da quella vicenda perché non sai come ci sei entrata». Un percorso umano molto tribolato, che dopo la disperazione inziale ha saputo trovare nuove ragioni di vita. Il tono del racconto e lo stile assolutamente sobrio del conduttore che non grida mai all’ingiustizia sono un’ottima chiave di lettura per questa nuova pagina di Tv verità. Se da una parte attraverso la comparsata televisiva vi è il legittimo desiderio di riscatto degli innocenti, dall’altra parte vi è un grande rispetto verso di loro e verso le istituzioni che pure hanno sbagliato ad accusarli. Il programma colpisce diritto al cuore del telespettatore, lascia invedere l’indicibile dolore ma anche la fiducia interiore nella vita che mai venuta meno, può giustamente cantare vittoria. La trasmissione è davvero un bell’esempio di servizio pubblico.

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