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Servire e diventare discepoli

Proseguono i percorsi formativi promossi dalla Diocesi per le diverse tipologie di ministero

M. I.  Rupnik, Gesù spezza il pane

“La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del ‘si è fatto sempre così’. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità”. Sulla scorta di questo invito rivolto da papa Francesco nel numero 33 di Evangelii Gaudium, a livello diocesano si è provato a ripensare l’esperienza di formazione ai ministeri. Per usare il verbo guida che ci sta accompagnando come diocesi di San Zeno in questo anno pastorale, possiamo dire che per rimanere nella fedeltà al Vangelo siamo chiamati a lasciare che sia proprio il Vangelo a rinnovare il nostro modo di pensare e di agire.
La consapevolezza che anima questa decisione deriva dal fatto di essere in un cambiamento epocale dove l’essere missionari non è un privilegio di alcuni, ma un dovere di tutti all’interno della comunità cristiana. Per fare questo è chiesta a presbiteri e laici una vera e propria conversione che porta a considerare i ministeri nella Chiesa non a partire dall’idea di “volontariato” come forma di sostegno sociale vissuto in base al tempo libero che ciascuno decide di mettere a disposizione, ma a partire dal “servizio” in forza della scoperta della propria identità battesimale. Apostolicam Actuositatem a proposito riporta al n 6: “La missione della Chiesa ha come scopo la salvezza degli uomini, che si raggiunge con la fede in Cristo e con la sua grazia. Perciò l'apostolato della Chiesa e di tutti i suoi membri è diretto prima di tutto a manifestare al mondo il messaggio di Cristo con la parola e i fatti e a comunicare la sua grazia”. Il servizio ecclesiale infatti porta in sé la dinamica dell’annuncio e prende le mosse dalla scoperta della propria identità di “discepoli” e perciò “missionari”. Ecco perché “Discepoli missionari” è il titolo che si è voluto dare ai percorsi formativi messi in campo dalla diocesi a partire da quest’anno pastorale. Gli incontri – che si svolgono presso la Casa pastorale san Giovanni Paolo II (Cum) in via Bacilieri 1 A a San Massimo – sono destinati alle diverse tipologie di ministero che si realizzano nella vita parrocchiale, soprattutto all’interno dell’ambito liturgico, consapevoli del fatto che soprattutto nella Parola e nei sacramenti si realizza il dono di Cristo. Si è preferito dare una forma seminariale agli incontri, in modo che la formazione sia gustata come una esperienza di Chiesa più che una serie di nozioni da acquisire. A seconda del ministero da assumere sono previsti nell’arco di una o più giornate momenti di preghiera, formazione, testimonianza, dialogo, ma anche la condivisone dei pasti perché ci sia la possibilità di vivere il servizio alla comunità in modo consapevole e competente assumendo un atteggiamento comunionale. In particolare, come ufficio liturgico vengono seguiti gli incontri per la formazione dei nuovi ministri straordinari della Comunione, dei lettori, degli accoliti, di fioriste e sacristi. Le prossime giornate in programma fanno parte delle date pensate per la formazione per i lettori (11 gennaio) e per il rinnovo triennale per i ministri straordinari della Comunione (quest’anno saranno rivolte ai ministri straordinari dei vicariati di Verona centro il 18 gennaio; Verona nord est il 1° febbraio; dell’Est veronese l’8 e il 15 febbraio e della Valpantena-Lessinia il 29 febbraio).
Nella prima parte di quest’anno pastorale sono state già più di duecentocinquanta le persone che, su mandato dei parroci e a nome delle loro comunità, si sono coinvolte in questa esperienza formativa. Per tutti l’orizzonte è quello tracciato dalla Sacrosanctum Concilium (n. 10) che vede nella partecipazione alla liturgia la “fonte e il culmine della vita cristiana”. L’Eucaristia celebrata in modo attivo, consapevole e fruttuoso è da sempre la prima modalità di partecipazione alla vita di Cristo. Una bella sintesi di ciò l’ho trovata nelle parole di uno dei sacristi che ha partecipato all’incontro loro dedicato: «Oltre al rimettere a fuoco il servizio che svolgo per la Chiesa e la comunità, è stato un rimettere al centro Colui che è fonte della liturgia che vado a vivere come “servo inutile”». Compiere un servizio in ambito liturgico infatti non significa semplicemente fare qualcosa, ma soprattutto lasciarsi orientare dalle azioni che si compiono. Solo così, entrando nel dono di Cristo dalla prospettiva non dell’efficienza, ma dell’efficacia possiamo portare molto frutto e divenire suoi discepoli (Gv 15). 
Don Carlo Dalla Verde
Direttore dell’ufficio di pastorale liturgica

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