Il Fatto di Bruno Fasani
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In questi giorni, nei quali ci è chiesto di guardarci dentro con maggiore senso di responsabilità, ho tolto dalla polvere degli scaffali il libro di un grande profeta del nostro tempo...

Parole chiave: Il Fatto (418), Bruno Fasani (326)

In questi giorni, nei quali ci è chiesto di guardarci dentro con maggiore senso di responsabilità, ho tolto dalla polvere degli scaffali il libro di un grande profeta del nostro tempo. Si tratta di un teologo ortodosso, Pavel Nikolaevič Evdokimov, morto nel 1970, all’età di 69 anni. Era nato a San Pietroburgo. A sei anni gli avevano ucciso il padre. Rifugiatosi a Kiev, aveva iniziato, ancora diciassettenne, gli studi di Teologia. Ma aveva dovuto ben presto scappare, per evitare le conseguenze della Rivoluzione comunista. Prima due anni come tassista a Istanbul, poi a Parigi, dove, lavorando di notte come aiuto-cuoco, era riuscito a laurearsi e a diventare uno dei pensatori più grandi del secolo scorso. Nel suo libro, L’amore folle di Dio, metteva in guardia, con intuizione profetica premonitrice, quello che papa Francesco avrebbe denunciato come uno dei pericoli più insidiosi per la Chiesa, ossia la sua mondanizzazione. Ma ascoltiamo quanto scriveva Evdokimov, quando parlava del tradimento della Verità.
“I cristiani hanno fatto di tutto per rendere sterile il Vangelo... La Chiesa non è più, come nei primi secoli la marcia trionfale della vita attraverso i cimiteri del mondo. Sempre più essa appare in funzione di se stessa. È un luogo di autosostentamento, un’assemblea che si auto-alimenta... I cristiani non hanno più il senso della missione, non sanno più essere ambasciatori, inviati. Dopo millenni di vita cristiana storica, il giudizio più terribile che il mondo possa dare sulla Chiesa è di diventare il suo riflesso fedele, in cui essa riconosce il mondo come eresia cristiana, carne della sua carne... Ogni eresia del pensiero è frutto dell’eresia della vita e i cristiani contemporanei sono eretici nell’esistenza”.
Dal prossimo autunno e fino all’autunno del 2024 la Chiesa universale sarà riunita a Roma per dare compimento al Sinodo e cercare di sapere cosa significhi la sinodalità, ossia il suo camminare insieme. In qualche maniera il compimento ideale del papato bergogliano. Ma non sono così sicuro che il confronto sarà una ricerca sul come testimoniare più credibilmente il Vangelo.
In Germania si è concluso il Synodale Weg, ossia il cammino sinodale preparatorio. E quello che balza agli occhi sono le richieste avanzate dalla Chiesa tedesca, riunita con 230 delegati insieme ai loro vescovi. Molto precise le richieste avanzate. Innanzitutto la benedizione delle coppie dello stesso sesso, l’Eucarestia per i divorziati risposati. Inoltre sono stati approvati quindici testi importanti, in cui si auspica l’ordinazione diaconale delle donne, l’abolizione dell’obbligo del celibato, si spinge per il riconoscimento del genere a fronte di “un Magistero che ignora variazioni non binarie” (ossia maschile e femminile), si chiede di non scrivere il genere sessuale sui registri di battesimo, mentre l’80% dei vescovi chiede che il Papa riveda l’Ordinatio sacerdotalis, ossia la lettera apostolica del 1994 di Giovanni Paolo II, in cui si ribadiva che “la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”.  
Nessuno, neppure Evdokimov, avrebbe molto altro da aggiungere a quanto già detto a suo tempo, con profetica lucidità.

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