Il Fatto di Bruno Fasani
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Scesi tanti in piazza per i bambini. Ma sarà proprio così?

Sulla manifestazione di Milano della scorsa settimana alla quale, stando agli organizzatori, hanno partecipato diecimila persone, sarà bene che il mondo cattolico abbia le idee chiare per evitare di confinare la verità, di cronaca ma anche morale, dentro le paludi del buonismo o del politicamente corretto...

Parole chiave: Il Fatto (417), Bruno Fasani (325)

Sulla manifestazione di Milano della scorsa settimana alla quale, stando agli organizzatori, hanno partecipato diecimila persone, sarà bene che il mondo cattolico abbia le idee chiare per evitare di confinare la verità, di cronaca ma anche morale, dentro le paludi del buonismo o del politicamente corretto. Ufficialmente il motivo della protesta era quello di difendere i diritti dei bambini delle famiglie omogenitoriali anche se, di fatto, l’obiettivo sembra altro, come cercherò di spiegare. In piazza gli appartenenti alla galassia Lgbtqia+, acronimo che sta per lesbiche, gay, transessuali, queer (persone che non definiscono il proprio genere e che di solito si presentano in modo bizzarro), intersessuali (ossia persone dai caratteri sessuali non definiti), asessuali e, infine, quel segno algebrico ad indicare di tutto e di più. Con loro il Pd capitanato dalla sua nuova musa (ma con molti distinguo al proprio interno), la sinistra in genere e il Movimento 5 Stelle, sempre più incerto sul binario da imboccare per garantirsi il futuro. Ma andiamo ai fatti. Il tutto è cominciato due settimane fa, quando il Viminale ha diramato una nota in cui si faceva divieto ai Comuni di adottare il Certificato europeo di filiazione, per registrare all’anagrafe i figli delle coppie dello stesso sesso. Cerchiamo di spiegare meglio. In Italia la legge fa divieto in maniera inequivocabile di due pratiche procreative. La prima è la Gpa (gestazione per altri), ossia la pratica dell’utero in affitto, che di fatto è una compravendita di creature umane, da donne che partoriscono dei bambini (spesso spinte da condizioni di estrema miseria) da collocare poi sul mercato per acquirenti desiderosi di un figlio. Si tratta di una pratica osteggiata anche dai movimenti femministi e di tutela della donna e che molti spingono a considerare reato internazionale, alla stregua della schiavitù. La seconda pratica è la Pma (procreazione medicalmente assistita) per la quale la legge 40/04, confermata dalla Corte Costituzionale nel 2019, fa divieto del ricorso a questa pratica a tutte le coppie omosessuali. Se poi queste vogliono assolutamente avere un figlio, la Cassazione, con sentenza del 2022, dispone che l’unica via da seguire possibile sia l’adozione. Insomma, lo Stato italiano non fa divieto alle coppie omosessuali di portarsi a casa un bimbo, purché non si raccontino frottole sulla sua origine. Di fronte a questo rigore legislativo, forti del detto che fatta la legge trovato l’inganno, le coppie omogenitoriali avevano iniziato a registrare, nei Paesi europei ove questo è invece consentito, i bambini avuti in maniera illegale per la legge italiana, salvo chiedere subito dopo ai Comuni di residenza di trascrivere lo stesso certificato di filiazione avuto in Europa. Ed è a questo punto che l’Italia ha detto no, sostenendo che l’Europa non può imporci di andare contro le nostre leggi. Avete avuto un bambino in qualsiasi modo? Bene, se volete che sia dichiarato vostro figlio, adottatelo. A questo punto la domanda ai manifestanti si impone da sola. Sono i bambini delle coppie omogenitoriali ad essere discriminati, o sono le coppie di ogni tipo che si servono dei bambini per sdoganare la loro situazione, consentendo loro di fare quello che vogliono indistintamente? La risposta, prima ancora che una questione morale, sembra più banalmente una questione di logica.

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