Il Fatto di Bruno Fasani
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Nei fatti di Vicofaro errori di qua e di là

Tutto bene. O quasi. Parliamo della vicenda che ha visto protagonista don Massimo Biancalani, parroco a Vicofaro, diocesi di Pistoia. Erano i giorni a cavallo di Ferragosto, torridi come tutti quelli di questa estate asfissiante. In parrocchia un gruppo di giovani immigrati di colore, provenienti da Gambia, Senegal e Nigeria, si erano impegnati lavorando per una Onlus come cuochi e camerieri...

Parole chiave: Vicofano (1), Bruno Fasani (325), Il Fatto (417)

Tutto bene. O quasi. Parliamo della vicenda che ha visto protagonista don Massimo Biancalani, parroco a Vicofaro, diocesi di Pistoia. Erano i giorni a cavallo di Ferragosto, torridi come tutti quelli di questa estate asfissiante. In parrocchia un gruppo di giovani immigrati di colore, provenienti da Gambia, Senegal e Nigeria, si erano impegnati lavorando per una Onlus come cuochi e camerieri. Da qui, la decisione del parroco di regalare loro un giorno in piscina, quale premio per il loro impegno. Nel fresco dell’acqua tanta gioiosa cordialità, tanti sorrisi e tante foto ricordo. Le stesse che la sera, tornato a casa, don Biancalani pubblica su Facebook con un rigoroso commento: “Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici”.
Come mettere la benzina vicino al fuoco è bastato questo per far esplodere il caso. A parte Salvini e i partiti di Destra, è stata soprattutto Forza Nuova a scendere in campo, con tanto di proclami, fino alla decisione di presenziare in chiesa la domenica, con evidente provocazione, per sentire cosa avrebbe potuto dire il parroco nell’omelia. Per smorzare i toni della polemica è dovuta intervenire la Curia, mentre i restanti vescovi della Toscana hanno inviato un messaggio di solidarietà alla diocesi di Pistoia.
Sono certamente più d’uno i motivi di amarezza davanti a questo episodio. Colpisce innanzitutto la difficoltà, sempre più evidente, da parte della gente e dei politici che la manovrano, a distinguere il piano socio-politico da quello pastorale, o più semplicemente umano. Se è compito di chi governa dare risposta al dramma sociale dell’immigrazione fuori controllo, è invece compito di ogni battezzato (e quindi non solo dei parroci o delle istituzioni ecclesiastiche) far sentire a queste persone il valore della loro dignità e il rispetto per le loro vicende. Se non si capisce questo, allora si finisce per imprigionare tutto in categorie ideologiche, con i cattocomunisti da una parte e i fascisti e razzisti dall’altra.
È in questa ottica che forse anche don Biancalani ha sbagliato nel suo commento pubblicato su Facebook. Parlando di nemici, individuati in categorie politiche e ideologiche, ha finito per dare alle sue lodevoli iniziative benefiche una involontaria caratterizzazione ideologico-politica, sottraendola a quella ispirazione evangelica della carità, che non ha nemici e che, anche qualora vi fossero, invita ad accoglierli e pregare per loro, facendo loro del bene.
Sarebbe davvero doloroso se nella Chiesa cominciassero a crescere i muri di Berlino, quelli che decidono chi merita di starci dentro e chi va buttato fuori.
La correzione fraterna cristiana conosce la pedagogia di interventi che aiutino a illuminare le coscienze erranti, ma senza che questo si trasformi in volontà di rotture, quasi sentendosi in diritto di sedere in anticipo alla destra del Padre.

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