Commento al Vangelo domenicale
stampa

Guardare sempre a Cristo glorioso, dolente, normale...

Matteo 17,1-9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti»

Guardare sempre a Cristo  glorioso, dolente, normale...

Quest’anno la festa della Trasfigurazione del Signore cade di domenica, pertanto le letture che vengono proclamate non sono quelle della XVIII domenica del tempo ordinario, bensì quelle proprie della ricorrenza citata.

Il racconto di trasfigurazione è riportato da tutti e tre i sinottici come un episodio che segna una svolta all’interno dell’opera di Gesù e della sua missione. Esso, infatti, viene collocato dopo l’episodio della professione di fede di Pietro a Cesarea (Mt 16,1-20) e il successivo primo annuncio della passione, morte e risurrezione del Nazareno (Mt 16,21-23). Ed è proprio in relazione a tali eventi già narrati e a quanto accadrà in seguito come anticipato dalle parole del Messia che va letto e interpretato questo episodio.

Il brano evangelico, per certi aspetti, potrebbe essere interpretato come una sorta di reazione di Dio all’incredulità di Pietro e degli altri discepoli che non sembrano disposti ad accettare la figura di un Messia lontano da quanto immaginano, un Messia che non si impone, non ricorre alla violenza, ma si immola esponendosi allo scherno, al dolore e alla morte. Il Signore mostra ai tre che sono saliti sul monte con Gesù il volto trasfigurato, rivestito di gloria del Figlio di Dio, prima che quello stesso viso sia sfigurato dai segni della passione e della morte di croce. Così facendo il Padre attesta la veridicità della confessione di Pietro («Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» Mt 16,16) e si realizzano le affermazioni del Nazareno riguardo alcuni tra i presenti che prima di morire avrebbero visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno (Mt 16,28).

Il nucleo centrale del racconto di trasfigurazione è costituito dalle affermazioni di Pietro a Gesù cui fanno seguito l’arrivo della nube luminosa e della voce che dalla stessa nube proviene. Tutto ciò che precede – l’arrivo sul monte, il volto sfolgorante di luce, le vesti candide, la conversazione di Gesù con Mosè e con Elia fino all’intervento di Pietro che propone di fare tre tende – appare disposto in funzione di questo momento di teofania in cui Dio rivela l’identità di Gesù come il Figlio amato e invita ad ascoltarlo. Nonostante la luce e lo splendore di cui Pietro fa esperienza, egli, infatti, sembra intento ad ancorare la figura del Maestro a quelle di Mosè ed Elia, ossia coloro che nella tradizione veterotestamentaria rappresentano la Legge e i profeti. Essi, invece, appaiono per testimoniare che Gesù è il Messia inviato da Dio che dall’inizio della storia della salvezza Israele attende. La voce di Dio dalla nube, rivelando la vera identità del Figlio intende correggere la prospettiva del discepolo portandolo a riconoscere il Nazareno come il rivelatore unico e definitivo del Padre e della sua volontà. Ecco perché al termine della visione resta visibile solo Gesù: non serve guardare oltre o cercare altro, è Lui il riferimento per chi desidera conoscere il Signore e vivere secondo la sua parola.

Diversamente da quanto è accaduto durante il battesimo di Gesù nel Giordano, in questa occasione la voce di Dio è udibile a tutti ed invita ad ascoltare suo Figlio, l’amato, l’eletto, il profeta promesso a Mosè. Egli è la nuova tenda che attesta la presenza di Dio tra gli uomini.

I tre discepoli sono quasi tramortiti dall’evento cui hanno preso parte. Il Maestro si fa loro accanto mentre sono a terra, colti da grande paura e compie su di loro alcuni gesti che ricordano quelli taumaturgici in occasione dell’incontro dei malati: li tocca e li esorta a rialzarsi senza timore, quasi a ricordare un gesto di risurrezione. Essi ora hanno visto, udito e contemplato, ma hanno anche sentito il tocco del Figlio su di loro che li vuole condurre ad una fede più autentica. La rivelazione di Dio di cui sono stati testimoni riguarda ciò che avverrà in un futuro prossimo; pertanto, per ora, necessita di essere silenziata. È necessario attendere il tempo opportuno, ossia dopo la resurrezione, per poter condividere tale evento profetico, sperando che i presenti conservino il ricordo di questa esperienza straordinaria mentre seguono Gesù nelle strade di Gerusalemme prima e durante la sua passione.

Tutti i diritti riservati
Guardare sempre a Cristo glorioso, dolente, normale...
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento