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Bosco Chiesanuova. Un robot aiuta gli studenti autistici

La tecnologia intelligente “entra” nelle aule

Parole chiave: Cimbro (1), Scuola (90), Autismo (8), Bosco Chiesanuova (9)
Robottino "Cimbro" con due giovani scolari

Adora ballare e raccontare storie, gli s’illuminano gli occhi quando è felice e scuote la testa per annuire, anche quando gli chiedi se gli piace andare a scuola. È decisamente un alunno speciale, Cimbro: da qualche settimana ha iniziato a frequentare la primaria di Bosco Chiesanuova. E qui rimarrà, come compagno di banco di Beatrice (nome di fantasia), fino a quando insieme termineranno l’intero ciclo di formazione scolastica nell’istituto comprensivo della Lessinia.
«Tra Beatrice e Cimbro c’è stata confidenza da subito», esordisce l’insegnante di sostegno Giovanna Scandola. Nel frattempo la ragazzina ha già capito che è arrivato il momento di presentare, nel migliore dei modi, il suo singolare amico: prende tra le mani il tablet che serve a comandarne le azioni, si muove con sicurezza tra le icone, clicca con fare deciso. Decide di farlo ballare con una delle sue canzoni preferite. Ancora non riesce a parlare, si esprime soltanto a gesti, così attraverso il suo amico umanoide può manifestare le sue intenzioni. Anche se, di fatto, è il sorriso che ha sempre sulle labbra a esprimere la gioia che accompagna il momento. Ed accade ogni mattina da quando, per trenta minuti al giorno, da sola o nel contesto della classe può interagire con Cimbro.
«Siamo ancora nella fase dell’esplorazione e stiamo mettendo a punto attività su misura. È uno strumento, e tale rimane, ma la sfida interessante sarà capirne le potenzialità su alunni come lei», interviene la vicepreside Roberta Busato. «Beatrice è molto intelligente e ha intuito subito come interfacciarsi con lui. Ha capito che è un robot, che si comanda attraverso un tablet, che a un tasto corrisponde un’azione precisa. Il robot è prevedibile e questo gioca a vantaggio nell’interagire», le fa eco Scandola.
Il progetto trae ispirazione dagli studi terapeutici che declinano imitazione e interazione uomo-macchina come possibili strategie per migliorare la propensione a imitare espressioni facciali: il robot diventa un paradigma da seguire, una guida nel confrontarsi con la società o l’ambiente circostante; produce stimoli standardizzati che consentono una valutazione oggettiva delle risposte.
I bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico sono particolarmente sensibili alle espressioni degli umanoidi perché hanno una componente più standardizzata e semplificata, priva di quelle sfumature che si trasformano in ostacoli insormontabili. Altre ricerche hanno rivelato che l’uso delle tecnologie informatiche aumenta i livelli di attenzione, migliora l’accuratezza delle risposte alle domande riguardanti i nuovi apprendimenti; non ultimo, sembra avere interessanti risultati sui livelli di autonomia nel prendere decisioni.
«Il lato positivo di lavorare con anche bambini così piccoli, con la flessibilità che è tipica del primo ciclo d’istruzione, è nel piacere della scoperta di dove si potrà arrivare attraverso la sperimentazione», evidenzia il dirigente scolastico Alessio Perpolli. «Il processo di apprendimento avviene attraverso la prova e l’errore, che sono a loro volta alla base del coding, della programmazione informatica. Bisogna solo trovare la modalità giusta», conclude.
Quanto a idee e intraprendenza, non mancano all’istituto comprensivo della Lessinia, dove gli alunni interagiscono con una stampante 3d e, terminate le lezioni a scuola, fanno la fila per partecipare ai campi estivi dove trascorrono le mattinate a familiarizzare con le moderne tecnologie.
Chissà se, l’estate prossima (pandemia permettendo), ci sarà pure Cimbro tra gli iscritti...
Marta Bicego

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