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A San Rocco di Piegara piccolo è bello e ben frequentato

di MARTA BICEGO
La più giovane biblioteca della Lessinia è pure luogo di aggregazione sociale

A San Rocco di Piegara piccolo è bello e ben frequentato

di MARTA BICEGO
L’ultima biblioteca nata in Lessinia ha appena sette anni e, come si addice alla giovane età, è una realtà piuttosto vivace. Uno spazio per la comunità, e della comunità, che è frequentato sia da chi ha imparato da poco a stringere timidamente tra le mani un libricino, sia da lettori dai capelli d’argento: un indicatore, già questo, di quanto questo piccolo luogo sia apprezzato.
Uno spazio che è di tutti
San Rocco di Piegara, frazione di Roverè Veronese. Sulla via principale si affacciano ristoranti e bar, due negozi, la chiesa, la piazza. E la biblioteca comunale “curata” – dove con cura s’intendono tenerezza e accuratezza, curiosità e intelligenza, ottimismo – da Anna Marascotti. Che subito ci tiene a precisare: «Diciamo sempre che questo è uno spazio di tutti. Al di là degli acquisti, proprio il fatto che all’inizio molte persone abbiano deciso di donare dei libri per farlo nascere è stato fondamentale. Ognuno ci ha messo un pezzo per arrivare fino a qui». Semplice è il segreto: lo spirito di condivisione che tuttora è di grande ispirazione per le attività organizzate al suo interno, delle quali il prestito dei libri (grazie all’inserimento nella rete del Sistema bibliotecario provinciale) è solamente una minuscola parte collaterale. Tra le scaffalature bianche, colorate dalla presenza di quasi 5mila volumi, i ragazzi vedono filmati proiettati sulle pareti; le mamme leggono storie assieme ai figli; i più piccoli si ritrovano per un laboratorio didattico o per un pigiama party. Insomma: ci si sente a casa.
Un volume tira l’altro
Ma ritorniamo ai primi passi. La biblioteca nasce ufficialmente nel 2017. L’edificio in cui ha sede, in realtà, ha avuto in precedenza altri utilizzi. Al momento del restauro, però, una parte della struttura (che ospita pure una sala civica) è stata destinata alla biblioteca. Michela Canteri, all’epoca assessore alla Cultura, parla di una «scelta coraggiosa, di una scommessa non facile che incontrò qualche resistenza. Sembrava non ci fosse la mentalità per aprire una biblioteca in paese. Una sfida che oggi si può dire vinta ed è legata alla fortuna di aver trovato persone disposte a gestirla per un pubblico eterogeneo». La meta da raggiungere è chiara dall’inizio: “coltivare” i lettori di domani, crescere i bimbi tra le pagine stampate e illustrate così da farli appassionare alla meraviglia della lettura, perché possano una volta adulti trasferire questa passione. Il primo libro acquistato dal Comune? «Le avventure di Pinocchio», risponde Canteri, uno tra i testi più belli della letteratura italiana, una storia universale e senza tempo. Una pubblicazione simbolo, a suggellare una collezione (allora di qualche centinaio di tomi radunati da generosi donatori) già esistente e resa fruibile grazie alla presenza di volontari che assicurano l’apertura dello spazio per alcuni giorni alla settimana. Finché, tramite apposito bando di durata triennale, la gestione viene affidata all’associazione “Le capriole”, ora evoluta in “piccola cooperativa resistente in Lessinia”, di cui fa parte Anna.
Non soltanto tomi in prestito
La svolta avviene con l’ingresso nel Sistema bibliotecario provinciale. Cambiano le cose, soprattutto in termini di organizzazione: «Alla catalogazione si aggiunge la possibilità di poter consultare volumi di altre biblioteche e dare, seppure in piccolo, il nostro contributo ai prestiti». Con impegno, amore e dedizione le scaffalature si riempiono di pubblicazioni generosamente regalate o acquisite dal Comune, con titoli che spaziano tra diversi generi, classici e non. Viene creato un angolo accogliente, con tappeto e cuscini. Si aggiungono dei tavolini per chi sceglie di fermarsi a leggere in loco. C’è il bancone, con il sorriso di Anna che nelle varie attività è affiancata da Nicolò Boniolo, Federica Bicego e Alice Orlandi. Ostacolo iniziale, racconta la bibliotecaria, «era una sorta di imbarazzo che avevano le persone a entrare. Forse non si sentivano all’altezza di frequentare una biblioteca. Sciolto questo nodo, e mostrando che si poteva venire qui semplicemente per leggere il giornale, questo è diventato uno spazio di tutti. Un luogo capace di accogliere». Di conseguenza, la partecipazione è buona e non mancano le proposte. A conferma che la scelta, coraggiosa, di investire su una biblioteca è stata (ed è) tuttora vincente. In maniera particolare per un paesino di mezza montagna, non troppo lontano dalla città, ma nemmeno vicinissimo. E che, proprio per questo, deve pensare a momenti di condivisione per i suoi abitanti. In questo senso, la piccola (ma grande nelle prospettive) biblioteca di San Rocco è un dono. «Per le persone che vivono qui, che scelgono di rimanere ad abitare nelle contrade di montagna, che ogni mattina si spostano e percorrono chilometri per recarsi al lavoro», osserva Anna. «Persone – conclude, con speranza – che dobbiamo far sentire protagoniste». Anche nel varcare la porta di una biblioteca, ricevendo in cambio un sorriso. (2/Continua)

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