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Quando nel ’600 i canneti erano la risorsa più preziosa

di MARTA BICEGO
Un libro ripercorre le vicende storiche di Cisano, ora frazione

Quando nel ’600 i canneti erano la risorsa più preziosa

di MARTA BICEGO
Com’era Cisano nel Seicento? A mostrarlo è la mappa scelta (non a caso) come copertina del libro Cisano. Un porto sul Garda, a cura dello studioso Bruno Avesani, che la Compagnia della Bandiera ha di recente consegnato alle stampe. Omaggio al paese bagnato dalle acque del lago e alla sua storia «per ricostruire, difendere e valorizzare i caratteri peculiari del territorio», motiva il presidente dell’associazione nata nel 2016, Giorgio Righetto.
Tornare alle origini è la soluzione che il sodalizio propone in contrapposizione a una società ormai mutata, la quale «a stento riesce a conservare quei legami di solidarietà e di amicizia che garantivano l’esistenza stessa della comunità». Simbolo di quest’operazione della memoria voluta dall’associazione diventa il porto. In particolare, continua Righetto, nella sua costruzione che riporta alla prima metà del Novecento: «Vogliamo ricordare quei nostri compaesani che, per guadagnarsi un pezzo di pane con il quale mantenere sé stessi e la propria famiglia, con grandi sofferenze e fatiche hanno lavorato nel freddo delle acque del lago. Fra di loro c’erano i nostri padri e di loro non ci dimenticheremo mai». Si tratta della terza pubblicazione voluta dal sodalizio per valorizzare il paese: segue a Cisano di Gardesana (2020) alla cui stesura hanno collaborato, oltre ad Avesani, anche Claudia Adami, Alfredo Buonopane, Silvia Musetti, Giuliano Sala, Luciano Salzani, Giorgio Vedovelli e Giancarlo Volpato; e a Cisano, generazioni in guerra (2022), che è il frutto di un’attenta ricerca di Righetto sui cisanesi caduti nei due conflitti mondiali.
Nella mappa del Seicento
Ma torniamo alla mappa, rilievo di parte della costa orientale del lago di Garda conservato presso l’Archivio di Stato di Verona. «Questo disegno su carta con colorazione all’acquerello fu eseguito su richiesta del Comune di Bardolino da Giovanni Battista Januensis nel 1647 come copia di un precedente del 1625 del padre Gregorio. Il Comune voleva delimitare in maniera precisa le zone di sua competenza, fissando i confini con i vicini Comuni di Garda e di Lazise», descrive Avesani.
I due abitati di Bardolino e Cisano spiccano, già all’epoca, per la loro bellezza. A delimitare con precisione i confini è la presenza del “canello”, cioè la canna palustre: un materiale che costituiva una delle entrate più importanti per i Comuni, per questo i confini tra territori venivano delimitati con estrema precisione. Nel passato, infatti, i canneti assicuravano entrate finanziarie di discreta importanza, oltre a essere ambienti di biodiversità. Dai fusti duri e rigidi e dalle foglie larghe e resistenti della Phragmites australis si ricavava un materiale per tetti di paglia, stuoie, graticci, cesti; con la Carex, invece, si impagliavano le sedie.
Dall’età veneziana all’Ottocento
In età veneziana, Cisano era parte della “Gardesana dall’acqua”. «Il suo porto costituiva, insieme agli altri della costa orientale del lago di Garda, un sistema importante dal punto di vista commerciale e militare», evidenzia l’autore. L’Archivio storico del Comune di Bardolino conserva un registro che documenta quando, nel 1773, l’ing. Adriano Cristofali visitò i vari porti per capire di quali interventi di ristrutturazione necessitavano quanto a escavazioni ed espurghi. Altro momento di trasformazione riporta alla seconda metà dell’Ottocento. Quando, con Napoleone, Cisano perse l’importanza amministrativa e divenne frazione di Bardolino, ricorda lo studioso, «alcune grandi famiglie storiche lasciarono il paese a iniziare dai Brenzoni, titolari di diritti feudali su Cisano, e vennero sostituite da una nuova borghesia cittadina».
Il Novecento e la vocazione turistica
Sono ancora le fonti archivistiche a rivelare la situazione demografica agli inizi del Novecento nell’abitato cisanese. Un documento dell’archivio storico del Comune di Bardolino presenta in particolare i dati sulla popolazione, raccolti nel censimento del 1901. Il territorio fu diviso in due sezioni: la prima, situata all’ombra del campanile, contava 38 famiglie per un totale di 182 abitanti; la seconda, più distante dalla chiesa, riuniva 16 famiglie per un totale di 103 abitanti. La trasformazione del secondo Dopoguerra coincide con lo sviluppo turistico, osserva l’autore, «propiziato anche dalla costruzione della nuova strada con polemiche su dove farla passare, dai collegamenti con la città, dal trasporto sul lago e dalla costruzione del nuovo porto di Cisano a opera del Genio civile». Con tanto di polemiche poiché non furono adeguatamente conservati i reperti archeologici.
Il volume si chiude infatti riportando la lettera scritta da don Giuseppe Trecca, conclude Avesani, «valoroso prete e valente studioso che si è battuto strenuamente per la valorizzazione del villaggio palafitticolo di Cisano». È indirizzata al “Regio Sopraintendente alle Antichità” al quale propone la sua “modestissima idea di valorizzare le palafitte anche quale fattore di incremento turistico, idea consistente nell’isolamento e prosciugamento di qualche centinaio di metri quadrati di fondale allo scopo di procedere a scavi sistematici e quindi ad una parziale ricostruzione di qualche capanna”.
Quanta lungimiranza in queste poche righe! Cisano. Un porto sul Garda, stampato presso la Tipografia La Grafica Editrice, sarà presentato il 28 luglio alla Cantina Fratelli Zeni di Bardolino. I volumi realizzati dalla Compagnia della Bandiera si possono trovare presso il Bar Portici, in via Peschiera 18 a Cisano. Nel corso degli anni, l’associazione ha promosso diverse iniziative: oltre alle pubblicazioni editoriali, incontri culturali, la realizzazione del monumento in memoria di don Andrea Giacomelli e del pannello commemorativo dello sbarco a Cisano oltre a vari murales che per le vie fissano alcuni momenti salienti della storia del paese.

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