Tra i giovani stranieri che s’incontrano nella luce del Vangelo
Le storie nel Centro pastorale diocesano immigrati: tanti volti e tante provenienze
Hanno fisionomie diverse, culture d’origine differenti e ognuno racchiude una storia a sé. Eppure quando stanno insieme a spiccare sono i tratti che hanno in comune: la giovane età, la voglia di fare, persino un accenno di accento veronese che colora il loro italiano fluente. E poi l’entusiasmo di mostrare il collante speciale che li unisce: la fede cattolica.
Incontrare i giovani del Centro pastorale immigrati della Diocesi di Verona è come fare un viaggio in giro per il mondo senza spostarsi dalle rive dell’Adige. Il gruppo è composto da una ventina di 20-30enni, per la maggior parte studenti universitari, dalle provenienze più varie: Ghana, Nigeria, Romania, Sri Lanka e Filippine. Alcuni di loro sono giunti in Italia al seguito dei genitori, emigrati dai Paesi d’origine per cercare lavoro e condizioni di vita migliori; altri sono nati qui.
Da un anno a questa parte sono diventati un gruppo strutturato, che s’incontra per promuovere attività pastorali volte a favorire l’integrazione e l’inserimento dei giovani immigrati cattolici nella comunità. «C’è molta soddisfazione nel lavorare con loro – riconosce il diacono Giuseppe Fiorio, che ne è il referente –. Colgono l’essenzialità del messaggio evangelico e sono capaci di andare molto in profondità, forse perché favoriti dalla loro doppia cultura e dai vissuti, talvolta difficili, che hanno alle spalle». La loro base è in stradone Provolo, dove ha sede l’Ufficio Migrantes, ma lì ci stanno giusto il tempo necessario per organizzarsi.
«Gran parte del lavoro è fatto verso l’esterno, con la presenza nei gruppi giovanili di tutte le parrocchie che ne fanno richiesta», informa Fiorio. La prima visitata è stata quella del Saval; poi sono seguite Avesa, Chievo e diverse altre, soprattutto cittadine, in cui hanno portato la loro testimonianza. A eccezione dei mesi di lockdown, dove per forza di cose le attività si sono dovute ridimensionare, il gruppo cerca di coinvolgere anche i giovani cattolici delle comunità straniere di Verona e provincia, facendosi conoscere. Per favorire questi scambi, prima che scoppiasse la pandemia, c’era in programma di organizzare un torneo di basket con la comunità filippina e pure uno spettacolo di balli tradizionali tipici, entrambi rimandati a tempi migliori. Sport e musica, comunque, restano due veicoli efficaci (tra l’altro i giovani del Centro pastorale immigrati hanno costituito tra l’altro un gruppo musicale); efficaci sono pure i ritiri spirituali, come quelli fatti all’Eremo di San Rocchetto e a Nomadelfia (Grosseto), o i più recenti a Limone sul Garda e a Torri del Benaco.
«Abbiamo vissuto delle esperienze molto positive e vogliamo essere ancora più presenti sul territorio: personalmente sono contentissima di conoscere così tante culture e di condividere con altri giovani la mia fede», dice con un sorriso Stephany Ezenwa, ventenne della parrocchia di San Giacomo, nata in città da genitori nigeriani e ora iscritta al terzo anno di Lingue per il commercio internazionale all’Università di Verona. Poi guarda il cellulare: il gruppo Whatsapp dei giovani immigrati impegnati in questa missione pullula di notifiche. È la gioiosa vitalità di chi crede nel futuro e non si scoraggia di fronte a nulla, quando si tratta di migliorare l’esistenza e di portare ai propri coetanei un messaggio grande. Per informazioni sulle attività: segreteria.migrantes@diocesivr.it.
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