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Il mondo della fotografia non necessita di occhi

di MARTA BICEGO
Un corso specifico per persone cieche o ipovedenti: ecco come 

Il mondo della fotografia non necessita di occhi

di MARTA BICEGO
C’è chi un tempo fotografava, ma adesso non può più farlo, perché ha perso progressivamente la possibilità di vedere, oppure riesce a intuire solamente qualche ombra. C’è chi non ha mai avuto il dono della vista, però è sempre rimasto affascinato dall’arte della fotografia e vuole impararne le basi. Insieme, si metteranno dietro l’obiettivo fotografico per seguire il corso di fotografia per persone cieche e ipovedenti organizzato dalla sezione scaligera dell’Unione ciechi e ipovedenti (Uici).
Dodici gli appuntamenti a cadenza settimanale: lezioni teoriche in aula, iniziate lo scorso 16 febbraio nel salone “Sorelle Bortolotti”, presso la sede dell’associazione (in via Trainotti), ed esercitazioni pratiche con utilizzo di cavalletto e fotocamere di tipo professionale gentilmente concesse a titolo gratuito dal negozio NShot di corso Milano; a sostenere il progetto è anche il Lions Club Verona Arena. A completare la formazione è un podcast con sette approfondimenti, da ascoltare se si è assenti a un incontro o come ripasso. «In Italia esistono poche esperienze analoghe, avviate ad esempio a Cosenza. Ne esistono poi in Messico, Stati Uniti e Spagna», premette il coordinatore del corso, Sergio Maria Visciano, geologo e da quindici anni fotografo d’arte che ha eseguito progetti artistici esposti in importanti musei nazionali. Lo spunto da cui nasce l’iniziativa veronese affonda le radici in un’esperienza vissuta quando era ancora uno studente.
«Durante i primi due anni di università, a Padova, ho fatto volontariato all’Istituto Configliachi, centro di formazione per persone cieche e ipovedenti alle professioni di massaggiatori e addetti al centralino. Il nostro compito era dare supporto nell’insegnamento delle materie scientifiche. Là ho conosciuto questo mondo». In seguito, l’intuizione di provare a unire i diversi tasselli, privilegiando un taglio artistico: «Ai partecipanti saranno date nozioni tecniche su cosa è un obiettivo, il diaframma, i tempi e l’esposizione. Faremo lezioni pratiche, sia all’interno che all’esterno. Ma ognuno sceglierà quale progetto realizzare». Un ritratto, un paesaggio, un oggetto. Ogni partecipante sarà affiancato dal docente e accompagnato nella scelta dell’inquadratura, quindi nella selezione dello scatto. «Sarà un dialogo a due», precisa il docente. La finalità è stimolare le persone all’apprendimento della tecnica manuale. Unita alla tecnologia che, al giorno d’oggi, offre un grande supporto (basti pensare alla messa a fuoco automatica grazie al riconoscimento facciale), specialmente in chi ha un deficit visivo. Ma c’è molto di più di un clic. Il risultato finale, continua Visciano, è infatti realizzare una mostra collettiva dove i partecipanti potranno apprezzare i risultati attraverso stampe in 3D degli oggetti fotografati e stampe in rilievo dei paesaggi immortalati. Per questo ci sarà la collaborazione dell’istituto professionale “Giorgi”, coinvolgendo quindi gli studenti nell’uso di stampanti 3D. Altra collaborazione, anticipa, «è con il Museo archeologico nazionale di Verona, che potrebbe ospitare l’esposizione. Non solo: potrebbe fornire dei reperti che i corsisti andrebbero a fotografare e che, una volta stampati, potrebbero costituire un percorso tattile per persone cieche o ipovedenti nella sede museale».
Sono una decina gli iscritti al corso, di diverse età, tra i quali Mattia Grella, consigliere dell’associazione con delega alla tecnologia e all’informatica. «Ho sempre avuto una passione per la fotografia, anche quando vedevo di più – spiega –. Avere la possibilità di scattare una foto e di percepirla con il tatto riapre una finestra sul mondo». Essendo un appassionato di astronomia, confessa di avere ambizioni ancora più alte: riuscire a realizzare scatti del cielo e delle stelle. «Ringrazio i soci che, scusate il gioco di parole, “alla cieca” si sono gettati in questo progetto. Spero che il corso avrà successo», auspica la vicepresidente dell’Uici, Silvia Cepeleaga. Le premesse sono già buone, viste le motivazioni che hanno spinto alla sua realizzazione: «Il desiderio, da parte di Sergio, di mettere a disposizione il suo talento per fare del bene e al tempo stesso favorire l’inclusione. È la prova che tutto è possibile», precisa il consigliere dell’Unione, Cristian Dal Cero. Tra i corsisti, sottolinea, ci sono persone che un tempo fotografavano e nell’arco della loro vita hanno perso la vista: «Questa iniziativa diventa per loro l’occasione di riprendere in mano la macchina fotografica, di sentir parlare di fotografia, di sentire il clic o il rumore dell’obiettivo che si muove tra le mani. E, perché no, pure di apprezzare il risultato finale del loro lavoro». È l’arte che si esprime per aiutare a superare le barriere architettoniche. Ed è la passione per un’arte immortale che incontra la moderna tecnologia, per un risultato davvero da “toccare con mano”. 
Foto Dolgachov@123RF.com

 

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