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Come ti trasporto il gas

di NICOLA SALVAGNIN

Con un adeguato numero di rigassificatori, sparirebbero i problemi di forniture (e di prezzo) del gas

Parole chiave: Piombino (1), Gas (8), Rigassificatori (1), Opere pubbliche (7), Burocrazia (3)
Nave rigassificatrice (foto: Avallav - commons.wikimedia.org)

di NICOLA SALVAGNIN

Con lo scoppio della guerra in Ucraina ci siamo accorti che, per il metano, avevamo (noi italiani, noi europei) un grande fornitore: l’inaccettabile Russia di Vladimir Putin. E da allora ci siamo industriati per emanciparci da quelle forniture, tra l’altro utilizzate da Mosca per condizionare il nostro atteggiamento nei confronti del conflitto russo-ucraino.
Il fatto è che il gas arriva prevalentemente per mezzo di tubature fisse che uniscono i luoghi di estrazione a quelli di utilizzo. Dalla Siberia via Est Europa e Mar Baltico; dal Mare del Nord norvegese al continente; dall’Azerbaijan alla Puglia; dall’Algeria sempre in Italia. Gli altri fornitori hanno aumentato le loro quote – guadagnando carrette di soldi –, ma quei tubi hanno dei limiti di portata. L’altro mezzo per avere metano consiste nel liquefarlo, trasportarlo via nave e poi rigassificarlo in appositi impianti che poi si collegano alla rete di distribuzione. Con un adeguato numero di rigassificatori, sparirebbero i problemi di forniture (e di prezzo) del gas.
Ecco: noi abbiamo un buon rigassificatore al largo del delta del Po, e un paio più piccoli nell’Alto Tirreno. Troppo poco. Ne servirebbero almeno altri due, individuati prontamente dal governo Draghi – per convenienze logistiche e distributive – al largo di Ravenna e di fronte alla toscana Piombino. E se in Romagna le cose stanno procedendo, in Toscana c’è stata una sollevazione istituzionale e popolare contro questa nave rigassificatrice che stazionerebbe nel porto della città per alcuni anni.
Le ragioni di tale ostilità sono diverse, non tutte comprensibili. E da qui proteste, mozioni, ricorsi al Tar e quant’altro possa frenare un’opera pubblica di vitale importanza nazionale, ma osteggiata localmente. E quindi, ad un anno di distanza dal sorgere del problema, siamo ancora qui a litigare.
Nel frattempo la Germania, che ha lo stesso nostro problema di dipendenza dal gas russo ma in scala maggiore, ha già inaugurato il suo primo rigassificatore, realizzato in tempi record, mentre altri due entreranno in funzione nel futuro prossimo. Lì i problemi si affrontano e si risolvono, qui si fanno incancrenire.
Il rigassificatore di Piombino è un’eccezione? No, è la regola se si pensa allo stato in cui versa da ormai un decennio la più grande acciaieria italiana (l’ex Ilva di Taranto); o l’ex Alitalia ora Ita, che (forse) verrà venduta ai tedeschi di Lufthansa dopo “solo” vent’anni di perdite record e di finanziamenti a fondo perduto – in tutti i sensi – da parte dei contribuenti italiani.
Quando abbiamo rifatto il ponte Morandi a Genova, noi italiani siamo rimasti a bocca aperta: non tanto per l’avveniristico ponte, ma per averlo realizzato in soli tre anni. Il tempo che di solito intercorre tra il progetto e l’apertura del cantiere…

(foto: Avallav - commons.wikimedia.org)

Fonte: Sir
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