Ma perché tutto questo scalpore per il rimpasto della Giunta operato dal sindaco Tosi?
Certo, i pezzi della vicenda, messi insieme, qualche suggestione possono determinarla: via Corsi, Casali a Venezia, niente Giorlo, facce nuove o già viste esterne al Consiglio comunale, gente da fuori città, persone dall’appartenenza politica singolare e anomala nello scenario cittadino attuale. Insomma, a guardar bene un po’ di movimento e polverone ci sono stati, peraltro in gran parte prevedibili; ma poi, alla fine, diciamocelo chiaramente: il problema dov’è? Andiamo con ordine.
Punto primo. Sgomberiamo il campo da dubbi e ciacole sparse sulla legittimità del riassetto della Giunta. Dal punto di vista normativo e procedimentale, il sindaco nomina gli assessori sulla base di un rapporto di fiducia personale. Se questo viene meno, per qualsiasi ragione, il sindaco si riprende la delega e la tiene per sé, ovvero la conferisce a qualcun altro.
Se le ragioni della rottura del rapporto fiduciario, appunto, non ci sono, sono insufficienti oppure semplicemente non vengono comprese dal resto della Giunta, dalla maggioranza consiliare o dall’elettorato, ebbene, le sanzioni esistono: quel sindaco potrà essere sfiduciato, ovvero non verrà votato all’elezione successiva o, se non potrà più ricandidarsi alla carica, verosimilmente non verrà votata la sua lista di riferimento. Tecnicamente, quindi, tutto regolare.
Punto secondo. Sotto il profilo politico, le letture possibili sono molteplici. Secondo alcuni, si è trattato della ritorsione tosiana verso “infedeli” ed “inopportuni” alla luce della composizione delle liste in corsa per il consiglio regionale; ovvero più diplomaticamente, secondo altri, di una sorta di spoil system interno alla maggioranza consiliare (in fondo l’occasione di un “tagliando” di metà mandato) analogamente determinato dai nuovi assetti e rapporti di forza usciti dalle urne venete ai primi di giugno. Secondo altri ancora, le mosse del sindaco in giunta sono solo significative di incertezza e confusione. Ma in realtà tutto si tiene, con una sua logica interna, e anche qui senza sbalordimenti. Per dire. L’assessore Lana è espressione dell’area dell’ex vicesindaco Stefano Casali, anche se tra quest’ultimo e Tosi ci sono state scintille? L’assessore Bozza è espressione di Forza Italia, che in consiglio è all’opposizione e alle regionali si è alleata con Zaia? Ebbene, entrambi hanno accettato la delega, senza alcuna baionetta alle reni, ed evidentemente con l’approvazione dei propri referenti politici. Allora, Tosi usa la tattica di sparigliare il campo, proprio e altrui, provocando collisioni di “particelle politiche”, il cui esito può essere la fusione o la scissione, ma sempre con rilascio di energia. E quindi spiazza, fa litigare, fa uscire allo scoperto, incassa e analizza dichiarazioni e comportamenti ad ampio raggio. Tira dritto e tira il fiato dopo le regionali. E intanto prende nota, prova accostamenti, testa le reazioni, verifica alchimie, dosaggi e formule, e insomma affina e seleziona persone e strategie, il tutto in vista del 2017 e, più da vicino, in vista dell’evoluzione della sua creatura politica, oltre l’esperienza della Lista Tosi. Il tutto entro una cornice di “porosità” di altri soggetti politici: i quali sì, hanno un po’ alzato la voce e un po’ manifestato perplessità, ma nella sostanza hanno – altrettanto tatticamente – lasciato fare, anch’essi in attesa di evoluzioni e tempi migliori, e di scenari nuovi. In fondo la campagna elettorale per palazzo Barbieri partirà nell’autunno di quest’anno, dunque... Tant’è. Certo che se poi come cattolici veronesi vogliamo immaginare e fare cose diverse, beh, allora: formiamo gente che faccia discernimento, sappia di Dottrina sociale della Chiesa, applichi altre metodologie, e abbia una diversa visione antropologica e politica; costruendo reti sociali e culturali creative e propositive.
Questo però è tutto un altro discorso. Che dovrà essere ripreso, e tanto, anche su queste pagine.