Alle ore 8.15 di lunedì prossimo, 8 agosto, la campana “Maria Mater Orphanorum” ancora una volta diffonderà a Marcinelle (Belgio), in particolare al Bois du Cazier, i suoi 262 rintocchi accompagnati dal nome degli altrettanti minatori morti soffocati sotto quella terra. Sono trascorsi esattamente 60 anni dalla tragedia avvenuta l’8 agosto 1956: di quei morti 136 erano italiani emigrati.
Nello spiazzo dove era l’ingresso della galleria ci saranno alcuni anziani minatori e avranno due lampade: quella che serviva per orientarsi nel buio e quella che segnalava la presenza del mortale grisou. Una terza “lampada” saranno, come sempre, i loro occhi lucidi di commozione e di speranza.
Si ripeterà un momento in cui la memoria, soprattutto con il linguaggio del silenzio, prende la parola non solo per ricordare i morti e le loro famiglie ma anche per interrogare la coscienza di fronte alle tragedie della migrazione che oggi i media raccontano.
Diversi i contesti e i motivi ma il filo del dolore li unisce e pone interrogativi insistenti a una opinione pubblica che spesso si lascia vincere dalla paura, dal sospetto, dall’indifferenza. Il buio della miniera di Marcinelle, il buio delle profondità del Mediterraneo, il buio delle fosse nei deserti dell’Africa settentrionale richiamano il buio della coscienza.
Come i nostri emigrati in un Paese europeo trovarono alle porte di alcuni negozi la scritta “interdit aux chiens et aux italiens” (vietato ai cani e agli italiani) così coloro che fuggono dalla disperazione trovano spesso non meno tristi messaggi. Dice il presidente della “Amicale des mineurs de charbonnage de Wallonie”, Sergio Aliboni: «Quello che posso dire all’Italia è di non fare subire ai suoi immigrati il trattamento che è stato riservato a noi. Quello che sta accadendo nel Mediterraneo impone al nostro Paese e all’Europa una risposta umana alla disumana situazione da cui tante persone e famiglie cercano di fuggire».
La campana suona perché nessuno si nasconda dietro la paura e l’egoismo, perché l’opinione pubblica reagisca alla distruzione dell’uomo e della sua casa, per chiedere ai governanti della terra di creare condizioni di giustizia e di pace perché nessuno sia costretto a fuggire e poi anche a subire il rifiuto e il disprezzo. Dirà qualcuno che come i rintocchi di campana anche le parole si perderanno nel vento ma lo scetticismo e il pessimismo sono una dichiarazione di resa incondizionata al male.
La sofferenza e la morte dei minatori di Marcinelle, la sofferenza e la morte di molte persone nel Mediterraneo, il rifiuto di quanti riescono a sbarcare, fanno risuonare i rintocchi oltre il tempo e oltre lo spazio. Non per stordire ma per risvegliare una coscienza in sonno, per suscitare pensieri e scelte ad altezza d’uomo.