Adolescenza: terra di mezzo

«Sento un distacco incolmabile tra quello che sono oggi e quello che vorrei, invece, essere. Certe volte mi sento proprio una bambina e questa superficialità mi dà veramente fastidio, mi rendo io stessa insopportabile...»

December 31, 2017

| DI Redazione Online

Da tempo sentivo il bisogno di “riordinare” un po’ la confusione che ho in testa e scrivere mi aiuta molto. Comincio con la questione che mi preme di più: il fatto di sentirmi sperduta davanti a cose più grandi di me, il non sapere come affrontarle da persona matura. Il primo impulso è sempre quello di fuggire, mentre le circostanze richiedono tutt’altro. E forse non è nemmeno solo il fatto di sentirmi inadatta.
C’è una certa inadeguatezza di fondo che percepisco in alcuni momenti più di altri. Scivola e sembra penetrare attraverso la pelle, è una parte di me che non riesco a tralasciare. Non sentirsi mai all’altezza delle situazioni, o anche semplicemente sentire come è difficile entrare in sintonia con un certo modo di essere, che pare così condiviso da tanti.
Sento un distacco incolmabile tra quello che sono oggi e quello che vorrei, invece, essere. Certe volte mi sento proprio una bambina e questa superficialità mi dà veramente fastidio, mi rendo io stessa insopportabile! E mi chiedo, dunque, che fine farò se, ormai maggiorenne, ho ancora determinati comportamenti!
Non contenta, le voglio parlare anche di ciò che in questo momento mi fa soffrire di più: la grande differenza che c’è tra quello che io provo per alcune persone e quello che da loro ricevo. [Letizia]
 
Come posso trasmettere l’originalità che sento di avere in me, se avverto una distanza significativa con il contesto sociale e culturale che mi circonda? Si può riassumere così il disagio e il disorientamento che prova Letizia che da una parte è consapevole delle sue doti, dei suoi talenti, li vorrebbe “trafficare” e condividere; dall’altra non è sicura che sarebbero accolti, riconosciuti, apprezzati. C’è una distanza che crea problema, una distanza rispetto a cose più grandi, a circostanze particolarmente esigenti, a situazioni che richiedono prestazioni ottimali e che sembra non ammettano errori o incertezze.
Inevitabilmente entra in gioco la paura di esporsi che suscita sensazioni di inadeguatezza e che impedisce di mettere in campo e rischiare il proprio contributo personale. Come ogni adolescente, Letizia sperimenta, in tutta la sua portata, l’impulso di diventare grande, il bisogno di passare il più velocemente possibile dall’infanzia all’età adulta, ma allo stesso tempo anche la mancanza di strumenti adeguati e consolidati per poterlo fare.
Così si guarda attorno e le sembra che tutti gli altri abbiano già trovato la ricetta giusta per stare nel mondo nel modo più opportuno: possibile che solo lei si senta fragile e incapace di realizzare il suo desiderio di volare in alto? È una sensazione che la fa sentire bambina, la irrita e le da fastidio soprattutto perché lascia presagire un futuro alquanto incerto e segnato da sicuri insuccessi.
In realtà, leggendo tra le righe, quasi forzando il testo affinché rilasci anche significati non detti, mi sembra di cogliere un velato richiamo al mondo degli adulti che spesso, ricurvo su se stesso in un atteggiamento autoreferenziale, non sa porsi in autentico ascolto dei bisogni dei più giovani e rinuncia all’impegno che richiede il sintonizzarsi sulle loro frequenze. 
Letizia avverte il rischio che tutto questo comporta e conclude in modo perentorio affermando che una differenza troppo accentuata, qualsiasi realtà riguardi, può diventare facilmente indifferenza di relazioni e sentimenti; proprio per questo motivo è il caso che chi ci è già passato non dimentichi cosa significhi crescere, avvertire d’improvviso sentimenti nuovi, sentirsi inadeguati; in una parola: essere adolescenti! [Stefano Valle]

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