Quel rapporto alla pari con i figli dietro al quale si nascondono i padri

Assenti fisicamente o presenti ma non nel loro ruolo che è quello di porre dei limiti, indicare principi e valori

February 7, 2015

| DI Marco Cunico

Figli che sono «orfani in famiglia, perché i papà sono spesso assenti, anche fisicamente, da casa, ma soprattutto perché, quando ci sono, non si comportano da padri». Il pensiero di papa Francesco, espresso in una delle ultime catechesi del mercoledì, è pienamente condivisibile, visto che la psicologia segnala già da anni la crisi della figura del padre. Il problema dell’insicurezza maschile è sicuramente ancora più a monte; lo si nota dal fatto che molti uomini non sentono per niente il desiderio di paternità o, addirittura, ne provano paura. Se il Papa descrive i padri come totalmente assenti, perché presi dal lavoro o dai loro interessi individuali, è anche vero che molti padri sono oggi, invece, molto presenti con i figli, ma solo per giocare o coccolarli. Il problema è che, poi, essi evitano l’altra dimensione educativa: mi riferisco alla dimensione delle regole, dei principi e dei limiti che è giusto ogni figlio abbia. Il problema è che per porre delle regole a qualcun altro bisogna essere disposti, prima di tutto, a viverle in prima persona. La realtà d’oggi è che, invece, tutti affermano la necessità e l’importanza delle regole, ma chissà come mai esse devono valere sempre solo per gli altri. È difficile per un padre dire al figlio di mettersi la cintura in auto, se il primo a non averla è proprio lui. Meglio allora il silenzio e l’evitare, che impedisce di far emergere nella relazione educativa le proprie incoerenze di adulto. Inoltre, porre dei limiti ai figli vuol dire scontrarsi con loro, vederli magari piangere o sentirsi dire: «Papà sei cattivo». In un adulto fragile tali situazioni generano ansie e timori: la paura di perdere l’amore del figlio, ancora una volta, fa scegliere la strada più facile che è, appunto, quella del silenzio e dell’evitare lo scontro. Vi è, cioè, nell’adulto l’incapacità di reggere il conflitto e di capire che nella relazione tra genitori e figli lo scontro è fisiologico, che non si perde l’amore del figlio perché qualche volta si litiga o ci si impone. I figli, anzi, hanno proprio bisogno di questo tipo di presenza: di un padre che sia giocoso e coccolone, aspetti totalmente assenti in passato, ma anche capace di imporsi, di indicare principi e valori, di far capire ciò che è giusto e che conta veramente. Quando, invece, la figura paterna è assente, in tutte le caratteristiche descritte o in una parte, i figli crescono senza validi punti di riferimento e le identificazioni sono sempre più fragili. E ciò che succede, esperienza sentita raccontare mille volte in terapia o negli incontri nelle scuole o nelle parrocchie dai ragazzi, è che i padri vengono descritti in termini profondamente svalutativi. Come dire, che quel timore di perdere l’amore forse non si è realizzato, ma di sicuro si è persa la stima dei figli. Molti genitori evitano totalmente di porsi le questioni educative ora descritte, perché instaurano con i figli, fin da piccolissimi, un rapporto alla pari che essi descrivono orgogliosamente con queste parole: «Io lo lascio libero». La convinzione che il figlio troverà, in modo naturale, la sua strada guida tale scelta che, in realtà, nasconde l’incapacità di mettersi in discussione e di capire che la crescita positiva di un figlio richiede, da parte di un genitore tanto tempo, sacrificio e impegno. Le capacità di riconoscere le proprie e le altrui emozioni, di porsi obiettivi, di saper tollerare sconfitte e frustrazioni, di imparare a non arrendersi, di essere meno egocentrici, di sperare, di stare bene con gli altri... sono elementi che non si generano da soli nel bambino che sta crescendo, ma richiedono una costanza e un impegno coerente nel tempo. Ma spesso si preferisce comprare mille giocattoli o pagare mille esperienze al figlio, perché ciò non ci mette in discussione: peccato che poi l’intelligenza emotiva del figlio non cresca di un millimetro.

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