Oggi ci dedichiamo al Nerium oleander, nome scientifico del comune oleandro, arbusto ornamentale ampiamente diffuso in tutti i nostri giardini e terrazzi. È una pianta sempreverde che fiorisce da maggio a settembre, ricoprendosi di numerosissimi fiori. Oggi sono disponibili sul mercato numerose varietà, a fiori semplici o doppi, di tanti colori diversi, anche a sviluppo ridotto, adatte per essere coltivate in vaso o per ricoprire piccole aiuole. Una cosa però le accomuna tutte: l’elevata tossicità di foglie, fiori e rami. L’oleandro è infatti una pianta tossica sia per gli animali che per gli uomini poiché contiene sostanze cardioattive che, se ingerite, possono dare problemi al cuore e disturbi nervosi anche molto seri. È anche una pianta che conferma, se ce ne fosse bisogno, il cambiamento climatico che stiamo vivendo. Solo quarant’anni fa era quasi impensabile coltivarla a Verona, e i pochi esemplari si potevano trovare sul lago, in zone soleggiate e riparate dal freddo, o in vaso da mettere al riparo prima dell’inverno. Oggi l’oleandro vive benissimo in tutti gli ambienti, in vaso come in piena terra (vedi la bellissima siepe che separa le due carreggiate della tangenziale Nord), e questo grazie all’aumento delle temperature verificatosi negli ultimi decenni.
È una pianta bellissima che può essere coltivata in piena terra, per formare gruppi o siepi, ma anche in vaso. In questo caso scegliamo un vaso abbastanza ampio, che permetta alle radici un adeguato sviluppo, garanzia di fioriture ricche e durature. L’oleandro non ha esigenze particolari per il terreno: per i vasi va bene che contenga sabbia, terra vagliata e compost o torba in parti uguali, e che sul fondo del vaso sia messa dell’argilla espansa che facilita il drenaggio ed evita dannosi ristagni di acqua.
L’oleandro è una pianta frugale di poche esigenze tranne una: per fiorire ha bisogno di tanto sole per cui ricordiamoci di porre i vasi e le piante in giardino in posizioni sempre ben esposte e illuminate. L’acqua è necessaria per le piante in vaso, che vanno irrigate regolarmente e in modo abbondante da maggio a settembre. Meno esigenti gli esemplari in piena terra, le cui necessità si limitano a qualche intervento nei momenti più siccitosi dell’estate.
Un po’ di attenzione va dedicata alla potatura che deve essere sempre eseguita con particolare attenzione (ricordiamoci che la pianta è velenosa) usando dei guanti. Essa deve essere fatta regolarmente e nella forma più semplice consiste nell’eliminare gli steli invecchiati e le infiorescenze rinsecchite. Tuttavia ci può essere anche la necessità di controllare la chioma e di stimolare l’emissione di giovani rami. In questo caso si procede al raccorciamento o all’eliminazione dei rami più vecchi (ormai ingrigiti) e lasciando intatti i rami dell’anno (quelli verdi) che andranno a fiore. Evitiamo di tagliare i rami tutti allo stesso livello ma alterniamo l’altezza di taglio, così evitiamo lo sgradevole aspetto “scopa” della chioma. Importante l’epoca di intervento: l’oleandro si pota dopo la fioritura e dunque a fine agosto. È sconsigliato potare l’oleandro in inverno, perché sarebbe maggiormente esposto a eventuali danni da freddo, o in primavera per il rischio di eliminare i rami fioriferi e quindi di perdere la fioritura.
Infine, sempre restando in tema di oleandro e velenosità, c’è una leggenda curiosa. Essa racconta che dei soldati di Napoleone, durante una pausa in uno dei tanti loro spostamenti, arrostirono della carne utilizzando la legna di oleandro come combustibile. I soldati morirono tutti e la causa della loro morte fu proprio il fumo tossico sprigionato dal legno di oleandro che contaminò la carne. Attenzione quindi alla legna che utilizziamo per le nostre grigliate estive: evitiamo l’oleandro per cuocere le nostre bistecche!
* Agrea Centro Studi