Le sue erano anche favole: parlavano ai ragazzini per farsi sentire dagli adulti, con animali che ammoniscono l’uomo a capire bene cosa significhi civiltà
Il nome della rosa era la sua croce e delizia. Si incavolava a morte quando lo si ricordava come il suo miglior romanzo. Eppure in quel romanzo c’era tutto Umberto Eco, lo scrittore italiano tra i più conosciuti, e venduti, nel mondo, con il suo gusto per il paradosso, le trappole per il lettore, i segni del linguaggio, la storia medioevale, la religione.
Sarebbe stato impossibile immaginarlo. Prima degli Ottanta, anche se Martin Cooper lo aveva già testato nell’aprile del 1973, il cellulare poteva avere cittadinanza solo nella fantascienza. Dal primo decennio degli Ottanta si poteva chiamare e trovare dovunque fidanzate, mogli, colleghi, amici del calcetto. Solo che allora l’ingombrante macchinetta costava la bellezza di 4mila dollari. «Scenderà con il tempo, state tranquilli» dissero gli ottimisti, che, per una volta, hanno avuto ragione. Un giorno si sarebbe potuto telefonare dal mare, da una montagna, ma non cercando una cabina telefonica per sirene o per yeti, semplicemente tirando fuori un rettangolo sintetico via via sempre più piccolo fino a stare nel taschino del costume da bagno. E ricordandosi di poggiarlo sotto l’ombrellone prima di tuffarsi.
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