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Il mito moderno di Carmen tra musica e cinema muto

A due settimane dalla prima areniana con un nuovo allestimento di Carmen, consigliamo un significativo recupero cinematografico, il film Carmen (1915) di Cecil B. De Mille edito in dvd dall’etichetta Vai (pubblicato nel 2007 e mai uscito di catalogo). Il film costituisce una preziosa occasione di approfondimento nell’ambito specifico del rapporto cinema-musica, e propone altresì l’arte scenica di una tra le massime cantanti-attrici del ’900, Geraldine Farrar...

Parole chiave: Carmen (2), Pentagrammi (37), Film (102), Mario Tedeschi Turco (14)

A due settimane dalla prima areniana con un nuovo allestimento di Carmen, consigliamo un significativo recupero cinematografico, il film Carmen (1915) di Cecil B. De Mille edito in dvd dall’etichetta Vai (pubblicato nel 2007 e mai uscito di catalogo). Il film costituisce una preziosa occasione di approfondimento nell’ambito specifico del rapporto cinema-musica, e propone altresì l’arte scenica di una tra le massime cantanti-attrici del ’900, Geraldine Farrar.
Il lavoro di recupero filologico è stato cospicuo: la pellicola è stata restaurata a partire dalla copia personale in nitrato del regista e un accurato studio del carteggio di De Mille con i laboratori della Paramount ha inoltre permesso di ripristinare i viraggi originalmente pensati dall’autore. In questo modo, dal coté visivo è stata messa a punto una versione quanto più possibile fedele all’originale, proiettata la prima volta a Boston il 1 ottobre 1915. Per quello che concerne le musiche di accompagnamento, la specialista Gillian B. Anderson ha provveduto a scovare presso la Library of Congress di Washington lo spartito pianistico e tutte le parti orchestrali delle musiche di Hugo Riesenfeld, che nella stessa serata del ’15 erano state eseguite dal vivo per accompagnare la proiezione. La ricostruzione della partitura, quindi, è stata completata, incisa in cd, infine sincronizzata alle immagini per la versione definitiva consegnata al dvd.
Tanto lavoro tecnico e scientifico non si esaurisce unicamente con la curiosità d’una visione d’antan. Il ripristino della sincronizzazione musica/immagine, in questo caso, può essere considerato esemplare e riuscito soprattutto perché in grado di dar conto di una prassi storicamente acquisita, che rappresenta un tassello fondamentale della drammaturgia musicale non teatrale del secolo appena trascorso. Tentiamo una rapidissima sintesi del lavoro di elaborazione, orchestrazione, taglio e “montaggio” operato da Riesenfeld sulla partitura della Carmen di Bizet. I luoghi citati e utilizzati sono i più noti: tra gli altri, Ouverture, Habanera, Seguidille, la scena delle carte, il finale; per cinque volte l’accompagnamento extradiegetico propone brani cantati: Habanera, duetto Là bas, là bas dans la montagne, aria di Escamillo Toreador, en garde!, nonché le sezioni di duetto affidate a Don José nel prefinale: Carmen, je t’aime e je t’adore, e Moi, Carmen, je t’aime encore (si aggiunge altresì una rielaborazione della Farandola dall’Arlésienne, sempre di Bizet). Il montaggio musicale propone una struttura “a pannelli” caratteristica dello stile della musica di commento cinematografica: motivi plastici e sbalzati, formule iterative, variazione di carattere ma non strutturale, assenza di sviluppo. La funzione espressiva fondamentale essendo quella dell’amplificazione, dell’evidenza totale, del coinvolgimento immediato, l’orchestrazione ne risulta particolarmente brillante: pregevole in particolare l’utilizzazione del pianoforte concertante nella sequenza della rissa tra le sigaraie, oppure i frequenti contrappunti degli strumentini agli archi, peraltro sonori e vibranti come da tradizione ottocentesca. Mancano in definitiva autentici colpi di genio drammaturgici, ma si può senz’altro definire questa Carmen paradigmatica d’una prassi cinemusicale che avrebbe dato frutti maturi più tardi, il cui recupero è dunque da considerarsi importante. Da gustare, appunto, quale testimonianza di riscrittura di un mito moderno, il quale tornerà tra breve nel nostro anfiteatro.

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