Il Calciastorie
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Se la fiera delle illusioni comincia già da bambini

Mi ricordo di Simone, alle scuole medie. Come tanti si impegnava più al campetto che a lezione. Aveva imparato ad alzarsi il pallone con il tacco, dopo averlo fatto scivolare – con un rapido movimento – da un piede all’altro. Così, durante la corsa, riusciva a scavalcare gli avversari con questo simpatico giochino...

Parole chiave: Il Calciastorie (121), Sport (139), Calcio (135)

Mi ricordo di Simone, alle scuole medie. Come tanti si impegnava più al campetto che a lezione. Aveva imparato ad alzarsi il pallone con il tacco, dopo averlo fatto scivolare – con un rapido movimento – da un piede all’altro. Così, durante la corsa, riusciva a scavalcare gli avversari con questo simpatico giochino. Lui lo sapeva fare; noialtri, invece, dopo il primo tentativo catastrofico, concluso inciampando nelle nostre stesse scarpe, avevamo deciso di lasciar perdere. Gli piaceva così tanto che, per diversi mesi – e giocavamo almeno ottantasei partite a settimana – non c’era azione nella quale non tentasse questo benedetto pallonetto di tacco a scavalcare la difesa. Noioso? Per niente. D’altra parte, io tiravo solo di sinistro (il piede destro mi serviva solo per appoggiare il corpo, l’unico motivo per il quale mi ricordavo di averlo) e Riccardo, dalla tecnica più “ruvida”, era esperto nel gioco a gomito alto nelle vicinanze del naso del suo più diretto marcatore. Eravamo poco più che bambini. Nessuno ci filmava e postava su YouTube le nostre prodezze da quattro soldi. Per fortuna. Così, ammetto, ci sono rimasto un po’ male quando ho visto un video di due freestyler (giocolieri del pallone, per intenderci) che pubblicizzavano un campo estivo per bambini. Ogni tanto li seguo: sono bravi, competenti, giovani e pure simpatici. Insegnano alcuni virtuosismi con la palla molto interessanti (poi li chiamano tricks, ma non è colpa loro). Non c’è nulla di male: ci sta che si “monetizzi”, attraverso l’organizzazione di un campo estivo, un proprio talento. Nel video di promozione dell’attività, però, tre bambini (8, 10 e 12 anni), dopo una presentazione in stile Champions, con tanto di braccia incrociate e sguardo severo, mostrano ciò che hanno appreso. Il titolo un po’ mette tristezza: “Bambini fenomeni!! Future STELLE del CALCIO!”. Certo, è la pubblicità che fa il suo gioco: quella del detersivo ti dirà che i vestiti escono dalla lavatrice di un bianco purissimo, così come quella dell’acqua dichiarerà una limpidezza che non si potrà trovare in alcuna altra sorgente del globo. La fiera delle illusioni risulta però più sgradevole quando di mezzo ci sono dei bimbi. Se Simone, che pure era bravo, si fosse autodefinito una futura stella del calcio, gli avremmo riso in faccia. A qualche Simone di oggi invece viene detto, in video con migliaia di visualizzazioni. Chissà se è consapevole che è tutta una bolla di sapone. E con quella non si possono fare giochetti o tricks, che dir si voglia.

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