Le chiamano bandiere sempre fedeli ai propri colori
Cosa saremmo disposti a fare per 10 euro? Poco, probabilmente. Per mille, il discorso cambia. E per un milione, perfino qualcuno che commenta schifato i programmi spazzatura, parteciperebbe senza troppi problemi...
Cosa saremmo disposti a fare per 10 euro? Poco, probabilmente. Per mille, il discorso cambia. E per un milione, perfino qualcuno che commenta schifato i programmi spazzatura, parteciperebbe senza troppi problemi. Tutto sembra avere un prezzo, anche la nostra dignità. Per questo amiamo le bandiere del calcio, quelli che non hanno mai abbandonato la propria squadra o al massimo lo hanno fatto a fine carriera, per svernare in un campionato meno competitivo o più redditizio. Gennaro Gattuso non lo riusciamo a immaginare con la maglia della Juventus, come Del Piero con quella del Milan (anche se pare che, da ragazzino, fu vicino a vestire rossonero). E così Francesco Totti rinunciò alle sirene del Real Madrid, e probabilmente a qualche trofeo, pur di rimanere a Roma. Manolo Jiménez è a sua volta una bandiera: Siviglia, tra gli anni ’80 e ’90. Terzino sinistro, un solo gol in carriera ma in compenso faceva altro. Per esempio, incollarsi agli attaccanti avversari. Come Paulo Futre, fuoriclasse dell’Atletico Madrid. Durante una partita i due corrono come dei matti. Manolo è l’ombra di Paulo: i due si stimano, ma sono dei professionisti e in campo non si risparmiano. A un certo punto l’attaccante dell’Atletico, forse stanco del fiato sul collo da parte di Jiménez, gli dice qualcosa. Che è più o meno questo: «Il nostro nuovo presidente vuole che ti chieda se ti andrebbe venire da noi». Di trasferimenti all’ultimo secondo di calciomercato ce ne sono stati tanti. Le offerte durante una partita, invece, sono una novità. Ad ogni modo, Manolo rifiuta e decide di andare avanti. Sia con il match, sia con la carriera: lascerà il Siviglia nel 1997, a 33 anni. In quegli anni anche la parabola calcistica di Paulo, un paio d’anni più giovane, sarà in declino: in Italia, alla Reggiana e al Milan, verrà frenato dagli infortuni. Lui stesso ha confermato questo aneddoto, raccontato da Jiménez in televisione. Così, anche se sappiamo che il calcio era, è e sarà business, l’idea che si possa rifiutare un’offerta per una sorta di principio superiore non ci dispiace, anche se nel caso specifico è restare al Siviglia, non salvare il mondo. Perché se da un lato viviamo con i piedi per terra, dall’altro ammiriamo la difesa di un ideale. Anche a partita in corso.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento