Il Calciastorie
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Cercare scuse è più facile che chiedere scusa

Picchiare qualcuno non è come ucciderlo, ma di certo non è bello. Insultarlo non è come dargli un pugno, ma non per questo è un gesto galante. E ancora: sputargli addosso è sicuramente meno grave di una gomitata sui denti, eppure resta un gesto poco simpatico...

Parole chiave: Il Calciastorie (121), Sport (139), Calcio (135)

Picchiare qualcuno non è come ucciderlo, ma di certo non è bello. Insultarlo non è come dargli un pugno, ma non per questo è un gesto galante. E ancora: sputargli addosso è sicuramente meno grave di una gomitata sui denti, eppure resta un gesto poco simpatico. C’è sempre chi fa peggio di noi e permette di autoassolverci. La partita in questione è di alcune settimane fa: Pegolotte-Cartura, campionato esordienti (undici anni o giù di lì). A Natale siamo tutti più buoni ma, essendo ancora novembre, c’è chi si concede il lusso di fare il cattivo. Stando a quanto riportato dai giornali, dagli spalti alcuni genitori dei bimbi del Cartura lanciano un insulto razzista a un bambino di colore della squadra avversaria, invitando i propri pargoli a fare altrettanto. Una follia. L’arbitro sospende la partita e manda tutti a casa, e ci mancherebbe altro. La palla passa così al presidente della squadra di casa: «L’urlo di una mamma dei nostri ragazzi non era diretto al ragazzino di colore, ma all’arbitro. Non siamo razzisti e per questo voglio andare a fondo a questa vicenda, soprattutto con la Federazione – spiega –. Tuttavia voglio chiedere scusa per quanto accaduto, che è grave e inaccettabile. Il calcio è educazione, e oggi abbiamo dato un pessimo messaggio. Voglio che i nostri ragazzi lo sappiano, e che sul campo pensino a divertirsi nel rispetto degli avversari e dell’arbitro». Prima di ricevere una richiesta di smentita, ci auto-smentiamo da soli: la seconda parte della dichiarazione è inventata di sana pianta. Stando a quanto riferito dalle agenzie di stampa, il dirigente si è limitato a precisare che l’insulto era semplicemente riferito all’arbitro. Certo, così sarebbe molto meno grave rispetto allo stesso insulto rivolto a un bambino. Ma tanto carino non è, davanti a un pubblico di undicenni. E oltre a dire: «Siamo noi i danneggiati» (cosa peraltro tutta da verificare) ci si sarebbe potuti scusare, invece di aggrapparsi ad altre logiche. Ah, il presidente del Cartura si è perfino lamentato del fatto che l’arbitro fosse un dirigente della squadra avversaria, e dunque di parte. Ovviamente, trattandosi di una partita tra bambini, si usa così, e da sempre. Ma, come sempre, ogni appiglio è buono per far la figura dei danneggiati. Quando gli unici danneggiati (oltre all’arbitro), sono i bambini. Dell’una e dell’altra squadra.

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