Valeggio: il saluto delle comunità a mons. Bonetti

Il prelato assumerà l’incarico di Vicario generale della Delegazione Pontificia della Santa Casa di Loreto

July 13, 2025

| DI Beatrice Castioni

Valeggio: il saluto delle comunità a mons. Bonetti
Ci sono cammini che iniziano senza preavviso, e partenze che lasciano un’eco profonda. A Valeggio sul Mincio, la comunità locale e quelle di Salionze, Oliosi e Remelli hanno salutato il parroco, monsignor Alessandro Bonetti, che dopo un anno e mezzo di servizio pastorale lascerà il territorio per assumere l’incarico di Vicario generale della Delegazione Pontificia della Santa Casa di Loreto. Nato a Verona 60 anni fa, è stato ordinato prete nel 1995 e nei primi tre anni di ministero è stato vicario parrocchiale di Bosco Chiesanuova e incaricato per la pastorale giovanile della Lessinia Centrale. In seguito è stato per un anno vicario parrocchiale di San Pietro in Cariano (1998-99), per sei di Bovolone (1999-2005) divenendone poi parroco (2005-09). Dal 2009 al 2015 ha coperto il ruolo di parroco di Monteforte e dal 2015 al 2023 è stato vicario episcopale per la pastorale e assistente unitario dell’Azione Cattolica diocesana. Dal 2016 è canonico onorario del Capitolo della Cattedrale, da cui il titolo di monsignore.
Una chiamata, quella per Loreto, arrivata all’improvviso, quasi come «un fulmine a ciel sereno», come lui stesso l’ha definita. Eppure Bonetti parte in pace, consapevole di portare con sé un bagaglio di volti, gesti, sorrisi, profumi e sapori: «Vado portando nel cuore ogni volto e profumo dei campi, il sapore dei tortellini, la semplicità dei sorrisi, la testimonianza di fede di molti di voi». Nel saluto della comunità, alcune parole risuonano con particolare forza: cammino, chiamata, Chiesa, comunità, casa, canto, cucina. Termini che hanno segnato il suo servizio quotidiano, tra liturgia e relazioni, tra vangelo e piatti condivisi. Il legame con la gente è tangibile anche nei doni ricevuti. Un quadro della Vergine Maria, segno di affidamento e protezione. Un grembiule da cucina, in omaggio alla convivialità semplice che ha saputo costruire. E un piccolo termosifone, regalo ironico che richiama con affetto alcuni problemi della caldaia: un modo per ridere insieme anche delle difficoltà. «Mi rimarrete tutti nel cuore. Prendetevi cura gli uni degli altri, delle cose, della vita». Le parole di mons. Bonetti sono colme di quella spiritualità concreta che ha caratterizzato il suo passaggio, oltre che di commozione. «Grazie anche ai miei curati: abbiamo fatto una bella esperienza di famiglia. Ognuno di noi è Cristo vivente, perché la Chiesa è fatta di uomini e donne che diventano ponte verso Cristo, che si spendono per il prossimo». E non ha nascosto il dolore e la fatica che attraversano il nostro tempo: «Oggi tanti hanno paura di vivere e vedono solo tenebre, come se avessero perso l’anima. A forza di cercare di realizzare il Paradiso sulla terra, si sono scordati quello più importante, quello che non lascia indietro nessuno e che attende sempre». Ma è nella speranza che Bonetti ha sempre creduto. Una speranza incarnata in una comunità che cura, accoglie, consola. «Ho sempre sognato una comunità che agisce nella speranza, perché ogni persona ferita o disperata possa incontrare la strada per rompere le catene della paura. Siamo chiamati a diventare guaritori guariti e a diffondere questo messaggio quanto più possibile». Anche se la chiamata a Loreto «non è stata cercata e nemmeno voluta», mons. Bonetti si dice pronto ad affrontare il nuovo cammino. Spiega che l’incarico di Vicario generale della Delegazione Pontificia della Santa Casa di Loreto prevede una parte più amministrativa e una parte più di pastorale familiare. 
Il Santuario Pontificio della Santa Casa di Loreto, situato nelle Marche, custodisce le tre pareti che secondo una tradizione antica provengono dalla casa di Maria a Nazareth, luogo dell’Annunciazione. Secondo la leggenda, furono gli angeli a trasportarle miracolosamente, mentre una versione storica parla di cristiani che nel 1291 le salvarono dalla distruzione. Studi archeologici confermano che le pietre non provengono dal luogo in cui si trovano oggi e corrispondono perfettamente alla grotta di Nazareth, rafforzandone l’autenticità. Loreto nacque proprio attorno a questa reliquia, diventando meta di pellegrinaggi, soprattutto di malati in cerca di guarigione. La Santa Casa è considerata simbolo universale della famiglia: lì Maria visse e pronunciò il suo sì a Dio. Quel gesto è proposto ai pellegrini come esempio di fede e coraggio da imitare nelle proprie scelte di vita. E con parole di coraggio mons. Bonetti è stato salutato dalle sue comunità, con un ultimo augurio: sapersi affidare ancora una volta ai venti imprevedibili dello Spirito Santo.

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