Sull’immigrazione prevalgono le urla e il sonno della ragione

Mentre tutti siamo concentrati sulla cosiddetta invasione altri problemi gravi passano sotto silenzio

September 20, 2015

| DI don Giuseppe Mirandola

All’esame di maturità del 1979, uno dei temi proposti riportava una frase di Goya che poi era il titolo di una sua acquaforte: “Il sonno della ragione genera mostri”. L’opera con questo titolo rappresenta una persona addormentata e attorno a lui prendono forma immagini da paura, incubi.
Oggi mi sembra possiamo riprendere questa frase e quest’opera in riferimento al fenomeno dell’immigrazione.
C’è un sonno della ragione su questa realtà che sta creando pensieri, stati d’animo e atteggiamenti… mostruosi.
Mostruosi nel senso che si vede in questa realtà una minaccia alla nostra vita, alla nostra sicurezza, al nostro benessere, alla nostra cultura e anche alla nostra fede. Insomma, sull’immigrazione si scaricano le nostre ansie, timori, preoccupazioni al punto che è diventata un “incubo” e non si riesce a parlarne con pacatezza e realismo.
Facilmente si viene tacciati di “buonismo” che sembra essere diventato un insulto a buon mercato ogniqualvolta si prova a ragionare con calma del fenomeno nella sua complessità e diversità. La prova è nei giornali e nei programmi televisivi in cui si urla, si sbraita… ci si insulta ma non si ragiona.
Non si smascherano con pazienza le affermazioni generiche, da qualunque parte esse provengano, come pure non si contrastano le affermazioni irrealistiche che a volte vengono usate.
Nel dibattere sembra prevalere la violenza delle parole per sopraffare l’altro piuttosto che la ricerca dei fatti e soprattutto delle soluzioni possibili.
Allora di fronte a questo fenomeno così sfaccettato, complesso e anche in certi casi drammatico (ricordiamo che nel 2015 si stima siano 3mila le persone morte nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa), auspico un ritorno al confronto, al dibattere che sia rispettoso della diversità di idee e dove i fatti non sono travisati per interesse.
Auspico un’informazione giornalistica, di giornali, telegiornali e programmi che si dicono di approfondimento, che mette al bando la violenza verbale, l’insulto e le espressioni generiche.
E così spero del dibattere politico e del parlare tra cittadini.
Il timore è che mentre la nostra ragione è addormentata e insegue i mostri dell’immigrazione, altri avvenimenti continuino ad accadere e senza attirare la nostra attenzione, il nostro indignarci e impegno.
Come spiegare che da anni la Banca d’Italia denuncia il crescere della ricchezza di pochi a discapito dei più e non ci sia un dibattere pubblico sulla necessità di una giustizia distributiva più equa?
Come interpretare il silenzio sulla situazione di povertà a livello mondiale, che tra l’altro è una delle cause del fenomeno migratorio a livello mondiale? Silenzio!
Io credo che come cittadini dobbiamo chiedere un’informazione che superi la parzialità e la faziosità politica sia sull’immigrazione come su altre dimensioni altrettanto importanti della nostra vita.
E poi ognuno di noi deve educarsi a un parlare che non sia generico, superficiale e del sentito dire ma sui fatti messi a confronto con rispetto e con attenzione alla realtà e ai valori della vita.
E qui si aprirebbe un altro capitolo che riguarda i valori con cui valutiamo i fatti e le situazioni.
Semplicemente ricordiamo che i valori per i credenti sono indicati dalla Parola di Dio e per un laico hanno come riferimento la Costituzione e la Carta dei Diritti dell’uomo.
Vorrei concludere questo mio breve intervento ricordando che il Centro di Pastorale Immigrati ha preparato uno strumento in cui vengono offerte indicazioni e presentate esperienze sul come lavorare con e per gli immigrati in parrocchia.
Il titolo di questo strumento è Nella mia parrocchia nessuno è straniero ed è a disposizione di tutti: parrocchie, gruppi, associazioni e singoli.

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