Era ovvio che tra i trentacinque candidati ufficiali al ruolo di Sovrintendente alla Fondazione Arena di Verona, equamente divisi tra insigni musicologi ed esperti amministratori, non prevalesse nessuno dei due gruppi, e che invece il Consiglio di indirizzo, che funziona al posto del vecchio Consiglio di amministrazione, dato che oggi non c’è quasi più niente da amministrare, scegliesse un personaggio che di sicuro non può essere definito né un musicologo né un amministratore, come è appunto il Sovrintendente uscente, Francesco Girondini, il quale nel suo curriculum può vantare, secondo i suoi detrattori che non mancano mai, due specifiche qualità: essere un orecchiante di musica, soprattutto pop e con specifica esclusione per la musica lirica, e aver amministrato soltanto la sua impresa di oggettini ricordo. Qualcuno tra i suoi molti ammiratori, che ne seguono le vicende politico-musicali dalle prime file dell’anfiteatro, dice che non è vero, che Girondini ha un finissimo orecchio musicale, e una notevole conoscenza della musica dotta, anche se qualche altro confida che secondo lui Un bel dì vedremo e Lucean le stelle siano pregevoli varianti di Qui dove il mare luccica di Lucio Dalla. Ma questi sono soltanto modesti gossip. Invece, sia detto a suo onore, Francesco Girondini, se riesce nel suo disegno, segnerà una nuova via per risolvere i problemi finanziari della Fondazione lirica, gravata di debiti per oltre venti milioni di euro, ma anche quelli delle opere liriche che trovano difficoltà in giro per il mondo. Egli infatti è l’autore, e per ora anche l’unico interprete, di un grande progetto che intende salvare gli spettacoli lirici in Arena offrendo l’anfiteatro romano per una serie sempre più vasta di altre manifestazioni musicali, così che nessuno può proibire che per l’avvenire si possa allargare il campo anche a spettacoli sportivi, esibizioni circensi e chi più ne ha più ne metta, basta che portino qualche euro. La grande scoperta di Francesco Girondini, festeggiando il primo centenario degli spettacoli lirici areniani, fu quella di tornare alla fase precedente il 10 agosto 1913, quando l’arena di Verona ospitò la prima trionfale Aida e diede inizio alla stagione lirica. Il pregevole volume edito l’anno scorso dall’Associazione degli ex consiglieri comunali di Verona proprio in occasione del centenario, e dovuto alle preziose ricerche di Gianni Amaini e Silvano Zavetti, riporta i dibattiti avvenuti in Consiglio comunale nella fasi preparatorie della prima areniana del 1913, tra cui l’intervento dell’assessore Attilio Brenzoni, il quale riferisce che fino ad allora in Arena si erano svolti “spettacoli di modesta qualità, salvo rare eccezioni”, consistenti “solamente in rappresentazioni di circhi equestri, gare ginnastiche e sportive, pirotecniche ed altri spettacoli da platea scoperta”. Pensiamo con quasi assoluta certezza che Francesco Girondini non si sia ispirato a questi verbali per la sua idea di tornare all’antico e aprire l’anfiteatro romano ad ogni sorta di spettacolo, e perciò la sua fiducia in nuove manifestazioni da ospitare in Arena ha il segno del genio, il vanto della scoperta. Il compito che si è assunto il Sovrintendente Girondini non è stato ancora completato, anche per le resistenze opposte da qualche sovrintendente ai monumenti, di vedute ristrette. Ed è perciò che il rinnovato consiglio d’indirizzo della Fondazione Arena ha riproposto all’unanimità, tranne uno, la riconferma di Girondini a Sovrintendente, nonostante lo sconcerto del capogruppo del Pd in Consiglio comunale, il quale, legato a sistemi amministrativi e culturali sorpassati, non ha assolutamente capito come il consenso dato anche dal rappresentante in Consiglio del suo partito fosse nella linea di favorire i nuovi spettacoli areniani.