La ricerca della pace percorre le vie della giustizia

“Straordinarie opere architettoniche hanno creato paesaggi futuristici fino a poco tempo fa soltanto immaginari. Dubai, con il suo lusso estremo, è l’epicentro di una nuova età dell’oro”.  Inizia così una mail di un’agenzia di viaggi che mi invita a passare il capodanno negli Emirati Arabi. Una nuova età dell’oro, un’età durante la quale, secondo la mitologia greco-romana, gli esseri umani vivranno senza bisogno di leggi, in quanto non ci sarà odio tra individui né guerre che flagellano la terra...

December 24, 2015

| DI Gelmino Tosi

“Straordinarie opere architettoniche hanno creato paesaggi futuristici fino a poco tempo fa soltanto immaginari. Dubai, con il suo lusso estremo, è l’epicentro di una nuova età dell’oro”.  Inizia così una mail di un’agenzia di viaggi che mi invita a passare il capodanno negli Emirati Arabi. Una nuova età dell’oro, un’età durante la quale, secondo la mitologia greco-romana, gli esseri umani vivranno senza bisogno di leggi, in quanto non ci sarà odio tra individui né guerre che flagellano la terra.
Gli avvenimenti che ci riportano i giornali di questi ultimi tempi non mi sembrano andare verso questa direzione, ma si sa, la pubblicità è l’anima del commercio. Se la drammatica realtà che i mezzi di informazione ci sottopongono è lontana, la narrazione quotidiana delle tragedie del mondo ci ha abituato ad una tragica indifferenza.  “Il mondo non è minacciato dalle persone che fanno del male, ma da quelle che lo tollerano”, diceva Einstein.
Quando il dramma non lo ascolti noiosamente al telegiornale, ma lo senti pronunciare direttamente dalle labbra di chi l’ha vissuto, la sensazione è quella del disagio che diventa quasi fisico, come ti sentissi addosso un abito intriso di sudore, che non vedi l’ora di buttare a lavare e di cacciarti sotto la doccia.
Tutti i martedì percorro la strada sinuosa che mi conduce in un piccolo paradiso della natura sulle colline a nord di Verona: Costagrande. Il toponimo è noto alle cronache poiché, tra polemiche, talvolta feroci, è divenuto il centro di accoglienza di oltre trecento “richiedenti asilo” come è politicamente corretto definirli. Il luogo mi è caro, perché mi sollecita emozioni da “ricerca del tempo perduto”, poiché ci andavo spesso da giovane studente del don Mazza, allora proprietario della tenuta. Una parte degli ospiti mi sono stati assegnati come medico di Medicina generale, è questo il motivo della mia frequentazione. Sono tutti ragazzi tra i diciotto e i trent’anni, provenienti dall’Africa sub-sahariana e dal Medio Oriente. Sono fuggiti da situazioni di guerra, terrorismo, miseria. Raccontano di conflitti a noi sconosciuti, che non salgono agli onori dei grandi mezzi di informazione. Raccontano della disperazione del viaggio, delle detenzioni, delle torture, della morte di parenti ed amici. Hanno i pregi e i difetti degli adolescenti di tutto il mondo, con i loro sogni, le aspettative, talvolta crudelmente false, gli slanci di speranza e cupi sentimenti di delusione, alcuni culturalmente poveri, altri istruiti e informati. Solo l’Egitto e il Sudafrica sono Paesi produttori di armi, denuncia per esempio Patrick, un senegalese, la maggior parte degli armamenti che alimentano i conflitti provengono dall’Europa e dall’America. È la terza guerra mondiale a pezzi, come l’ha definita il Papa. Mi viene da pensare allora che la pace è una cosa complicata, che non c’è pace se non c’è giustizia, che l’età dell’oro di pochi è causa di guerra per molti. La ricerca della pace è inquietudine, perché non è semplicemente l’assenza di guerra, ma percorrere le vie della giustizia, a partire dai nostri stili di vita. Per riprendere ancora una volta le parole del Papa nel suo discorso per la Giornata mondiale del 1° gennaio, è l’indifferenza la grande nemica della pace; tendo a diffidare delle persone che si sentono sempre a posto con la loro coscienza, di “chi sta sempre dalla ragione e mai con il torto”. Non è questo il luogo per proporre suggerimenti concreti, sono convinto però che anche piccole scelte nel nostro modo di vivere, possano innescare cambiamenti. Solo un esempio: ci siamo riabituati senza troppa fatica ad andare al supermercato con le nostre borse per la spesa. Un mondo meno inquinato è un mondo più giusto e quindi un piccolo passo verso la pace.

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