Costa d’Avorio, ottobre 1984, viaggio di nozze. Una sera ci siamo seduti su un dondolo, ai bordi della piscina, in una zona piuttosto buia. Un’altra coppia italiana anch’essa in viaggio di nozze si avvicina per due chiacchere fra connazionali. La notte è calda e scintillante, impossibile contare le stelle nel cielo. Ad un certo punto mi rivolgo al collega di matrimonio guardando in alto, dicendo: «Come si fa a scrutare l’immensità di questo meraviglioso cielo e non impazzire cercando di darne una spiegazione?». Mi risponde, mostrando uno strano ma compiaciuto sorriso: «Caro Antonio, stai facendo questa domanda ad uno che con le stelle ci lavora. Sono un astrofisico dell’Agenzia Spaziale Europea ed in questo momento stiamo rincorrendo la Cometa di Halley, ma non riesco a rispondere alla tua domanda, all’apparenza innocente».
Mi stavo dondolando mollemente, sotto il cielo dell’Equatore, con il prof. Marcello Corradini e, dopo questa puerile domanda, siamo diventati amici.
Vorrei rincontrarlo per domandargli cosa ne pensa della recente scoperta di “Kepler 425b”, questa nuova Terra che replica esattamente o quasi quella su cui noi viviamo. Ma Marcello ora lavora al Centro Spaziale di Pasadena, in California ed il telefono non prende.
Questa sensazionale scoperta scientifica, annunciata recentemente dalla Nasa, di certo non ci cambierà la vita. Si potrebbe pensare di trovare dei volontari per provare ad abitarla, ma ci sono 1.400 anni luce da percorrere e con quello che costano le autostrade... Poi ha ben 16 giorni in più all’anno e bisogna capire se interpretarli lavorativi o festivi.
Questo esopianeta, ossia un pianeta al di fuori del nostro sistema solare, potrebbe essere un’alternativa reale alla nostra Terra ma io suggerisco di tenerci stretta quella che abbiamo, trattarla bene, sistemarla nei suoi aspetti più vulnerabili, rispettarla e tenere una convivenza fra simili che non preveda perenni focolai di guerre e guerriglie.
Abbiamo un gioiellino, con i monti disposti a regola d’arte, mari spettacolari, pianure rigogliose, colline e laghi che sembrano delle pietre preziose sapientemente incastonate. Non penso ci siano luoghi così splendidi, anche emigrando dal nostro sistema solare.
Lo hanno chiamato come uno scaldabagno, Kepler 425b, ma centinaia di scienziati lo stanno scrutando per vedere cosa può offrire questo pianeta che gira intorno ad un suo sole. Le prerogative per trovare vita ci potrebbero anche essere ma solo a pensare che laggiù, a 1.400 anni luce, una terra gemella potrebbe ospitare vita e sentimenti umani, mi fa venire il mal di testa.
Pensate che l’astronauta Samantha Cristoforetti ha viaggiato qualche mese nello spazio diventando un vero eroe per coraggio, competenza, impegno, preparazione e tenacia, ma è come se fosse andata da Piazza Erbe a Borgo Roma, solo una brevissima passeggiata nel panorama interstellare.
La fantascienza appassiona, ma qui si fa sul serio, non sono sceneggiature e fantasie di sapienti registi, qui si tratta di enormi investimenti per studiare se esiste un altro luogo dove piantare la nostra bandiera di conquista. Si fatica a capire se tutte queste energie sono spese a dovere o se altre priorità avrebbero bisogno di più attenzione, ma questa è una considerazione da uomo della strada, come me, magari poco lungimirante.
Per alleggerire il discorso, senza rischiare di naufragare in un universo più grande di noi, vi segnalo una frase che da ragazzo mi aveva colpito e leggevo sul menù del ristorante di famiglia. Questa frase portava la firma di Brillat Savarin, politico, magistrato e soprattutto gastronomo di fine ‘700, e asseriva: “La scoperta di un nuovo piatto è più preziosa per il genere umano che la scoperta di una nuova stella”.
Con questa considerazione piuttosto terra-terra, tanto per stare in tema, passo e chiudo.