L’iniziativa di Dio ci precede ed è sconvolgente e feconda

«Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, tua sposa»

| DI don Luca Albertini

L’iniziativa di Dio ci precede ed è sconvolgente e feconda
Matteo 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Giuseppe era un uomo abituato al lavoro duro, la sua pelle secca e ruvida come quel legno che ogni giorno tagliava e levigava. Un uomo del fare, delle scelte concrete, ma anche giusto, aderente ai precetti della legge. Eppure, il Vangelo di questa quarta domenica di Avvento lo mostra in una luce diversa: è l’uomo del silenzio, colmo di domande e inquietudini. Aveva detto di sì a Maria, ma ora scopre che la sua promessa sposa, in segreto, ha detto “sì” a un Altro. 
Giuseppe si accorge di essere stato preceduto dall’iniziativa di un Altro e ha estremamente bisogno di un perché. Il falegname è imbrigliato in una gabbia di pensieri e ragionamenti inarrestabili: “Perché è accaduto? Cosa devo fare? Ma in che situazione sono finito! Pensavo di avere sistemato la mia vita!”. Nel testo si dice: “mentre stava considerando queste cose”, cioè è intento a trovare una via d’uscita, una soluzione attraverso il suo pensare.
Già! Una soluzione! Anche noi, davanti ad ogni complicazione, pretendiamo di trovare immediatamente una via d’uscita. È la pretesa di governare la vita, soprattutto quando non è proprio come l’avevamo immaginata. Ma ci accorgiamo presto che la storia non è governabile e che presenta sempre sorprese nuove, più o meno apprezzabili.
Durante il sonno, Giuseppe riceve una Parola dal Signore che dona una prospettiva inedita e dissolve così le sue parole piene della pretesa di trovare una soluzione. Il sogno, che avviene nel sonno, è il momento dove siamo più vulnerabili, e può qui indicare il cuore dell’uomo che si apre disarmato alla Parola di Dio. Il nome Giuseppe significa “Dio accresce, Dio aggiunge”. Nel sogno, Giuseppe scopre che in ciò che è accaduto a Maria non gli è tolto nulla, ma che Dio lo ha anzi “aggiunto” come protagonista della storia di salvezza.
Giuseppe comprende che la sua missione non è quella di essere regista della sua storia, ma attore, e con un ruolo del tutto particolare: essere sposo di Maria, la vergine che Dio ha scelto per donare al mondo il Figlio suo Gesù Cristo attraverso la potenza dello Spirito. Inizia ad accorgersi che Dio è quell’Altro al quale Maria ha detto il suo “sì” e in questa consapevolezza il falegname di Nazaret scopre il suo nuovo nome: ora è Giuseppe, sposo di Maria, la Madre del Figlio di Dio.
In ciò che avviene con Giuseppe contempliamo che Dio è sempre “il precedente”: è Lui che viene prima, che ci precede e prende l’iniziativa affinché ogni storia possa essere non tanto una storia perfetta – priva di problemi e piena di soluzioni – quanto una storia colma di senso, cioè di “perché” che trovano risposta in Lui che si fa accanto a noi.
Quella di Dio è sempre un’iniziativa sconvolgente, perché è continuamente più grande di ogni nostro ragionamento, previsione o soluzione. È il “Dio eccedente”, che si presenta con una proposta grande e gratuita, tanto che la logica umana non riesce a trattenere: frantuma i nostri piccoli concetti, le nostre logiche indaffarate nell’autorealizzazione. È sconvolgente perché ci chiama ad un cammino che non si chiude nell’orizzonte storico ma che ha il respiro dell’eternità, anzi, che si fa eternità! 
E l’iniziativa di Dio è feconda. Quando Dio interviene, dona vita. Pensiamo alla Creazione, alla liberazione del popolo di Israele, al dono della terra promessa, al grembo sterile di Elisabetta che concepisce Giovanni Battista. Il culmine di questa iniziativa feconda è l’incarnazione del Figlio di Dio, che viene a svelarci il volto autentico di Dio, affinché l’uomo possa ritornare al Padre. Là dove l’uomo accoglie l’iniziativa gratuita di Dio, tutto diventa fecondo, tutto prende vita, anche i momenti più difficili.
Nel mistero del Natale contempliamo il desiderio di Dio di raggiungerci e incontrarci. A noi la scelta. Possiamo essere come l’alloggio che quella sera a Betlemme non accolse Maria e Giuseppe perché troppo pieno, ma che al mattino viene lasciato vuoto dai clienti che se ne vanno. Così anche noi: troppo concentrati sui nostri ragionamenti e progetti, rischiamo di non lasciare posto al Signore e di ritrovarci vuoti dentro, perché incapaci con le nostre sole parole di dare un significato a ciò che la vita presenta. Oppure possiamo invocare lo Spirito e chiedere di essere accoglienti come l’umile mangiatoia. Così scopriremo che “Dio aggiunge” nella nostra vita non tanto una soluzione che dura un battito d’ali, quanto pochi chili di carne che piangono, ma che nella loro estrema fragilità e vulnerabilità sono l’Emmanuele, il Dio con noi, il Verbo eterno che si è fatto carne.

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