Il rischio di essere militanti con poca coscienza

Luca 10,38-42 - In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

July 17, 2025

| DI Lorenza Ferrari

Il rischio di essere militanti con poca coscienza
Prosegue il cammino di Gesù verso la città di Gerusalemme e questa domenica la liturgia propone la lettura del testo evangelico successivo alla parabola del Samaritano, proclamata la settimana scorsa. La vicenda narrata da Luca ruota attorno all’ospitalità, ossia alla capacità di creare tempi e spazi opportuni per stare con un altro. Non si tratta solo di condividere la casa o il cibo, ma soprattutto di sapersi predisporre per essere luogo e occasione di ascolto per l’altro attraverso un’attenzione autentica.
Il brano di questa domenica inizia con l’ingresso di Gesù in un villaggio nel quale incontra e si ferma nella casa di due sorelle: Marta e Maria. Questo episodio è riportato solo da Luca, ma anche nel quarto vangelo viene attestata la conoscenza di queste due donne che vivono assieme al fratello Lazzaro a Betania. Lungo tutto il testo non si fa menzione dei discepoli e fin da subito appare evidente come al centro della scena ci siano il Nazareno e le sorelle.
Una volta entrato nella casa, Gesù viene accolto da Marta che, in sintonia con l’etimologia del suo nome che significa “signora”, appare fin da subito la vera padrona di casa, indaffarata e presa da molte incombenze per garantire una buona accoglienza al Maestro. La sorella Maria, invece, viene descritta come completamente rapita dal desiderio di mettersi ai piedi di Gesù per ascoltarlo e ricevere i suoi insegnamenti. La postura della donna è quella classica del discepolo che si sistema ai piedi del Nazareno riconoscendolo così Maestro e Signore; ella assume la posizione di chi si rende docile ad una parola che, diversamente dalle altre, plasma e cambia la vita. Il gesto di Maria, inoltre, soprattutto al lettore del tempo, appare altamente coraggioso, espressione di grande determinazione: lo stare presso un maestro per apprendere i suoi insegnamenti, infatti, era una esclusiva riservata solo agli uomini. Nonostante ciò, la donna si rende discepola, certa del fatto che Gesù non la respingerà.
Marta al vedere tutto questo, con fare indispettito, si rivolge al Maestro affinché esorti Maria a darsi da fare e ad aiutarla. Marta chiama Gesù “Signore” ma poi gli parla specificando cosa dovrebbe dire alla sorella in modo che entrambi facciano esattamente ciò che lei desidera. Sicuramente la sua irritazione è dovuta al fatto che sta cercando di fare tutto ciò che può per accogliere bene il suo ospite, ma il suo modo di fare indica un eccesso di zelo, un’ansia e un’inquietudine esagerate che le impediscono di riconoscere ciò che è veramente importante, ossia ascoltare il Signore. Il rimprovero di cui è destinataria non vuole essere troppo duro; nell’intenzione di Gesù è un modo per provare a correggere un atteggiamento che potrebbe rivelarsi fuorviante. Il Nazareno intende evidenziare alla laboriosa Marta che tutta la sua preoccupazione crea non pochi ostacoli ad un incontro sereno e profondo con Lui. Gesù sta dicendo con dolcezza a Marta che paradossalmente è proprio la mole delle incombenze che la occupano che determina la fatica se non addirittura l’impossibilità di stare bene con il Maestro. L’agitazione di Marta toglie energie alla sua capacità di porre attenzione all’altro e di ascoltarlo.
Questo testo ha avuto una grande importanza nella vita spirituale delle comunità cristiane e, nel corso degli anni, è stato più volte interpretato in maniera un po’ fuorviante arrivando a considerare Marta la rappresentazione della vita attiva e Maria l’emblema della vita contemplativa. In più occasioni, inoltre, le due sorelle sono state viste come contrapposte l’una all’altra per affermare la superiorità di Maria su Marta. Dal testo non emerge nulla di questo: sia l’attitudine al servizio che quella all’ascolto della Parola sono atteggiamenti essenziali per dare vita ad una piena ospitalità e alla chiamata cristiana ad amare Dio e il prossimo. La questione riguarda, piuttosto, il modo in cui si espleta il servizio e lo si vive: se esso diventa qualcosa di assorbente, totalizzante, che canalizza ogni energia e distrae dall’essenziale, non lasciando tempo all’ascolto della Parola, allora è da rivedere perché rischia di creare militanti con poca coscienza.
Il vangelo di questa domenica ricorda a tutti che la domanda da porsi prioritariamente è: “Che cosa è necessario per avere un rapporto con Gesù?”. Dalla risposta e dalla conseguente capacità di ascolto discende tutto il resto.

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