Don Valdegamberi «pastore per missione e agricoltore per passione»

L’augurio del Vescovo al nuovo parroco di Castel d'Azzano di «essere presente tra la gente per testimoniare la sua fede»

| DI Nicola Cordioli

Don Valdegamberi «pastore per missione e agricoltore per passione»
Il regalo di un terrario da parte della comunità a don Michele Valdegamberi, entrato come parroco della chiesa di S. Maria Annunziata di Castel d’Azzano nella celebrazione del 16 novembre, presieduta dal vescovo Domenico Pompili, racconta il senso del suo servizio e anche un po’ di lui: la parrocchia accoglie l’inizio del suo ministero come bene di Dio affinché possa aiutare questa porzione di comunità a crescere e a fiorire.
Il prezioso dono a don Michele, di cui è nota la passione per l’agricoltura, è simbolo di questa comunità (che lui già conosce dal 2023 in quanto arrivato prima come collaboratore, poi dal maggio scorso come amministratore parrocchiale), che ha bisogno di essere coltivata… “ad multos annos”.
Il parallelismo tra l’hobby dell’orto e la perseveranza che vi occorre, la stessa che serve nel ministero di parroco di una comunità, lo ha sottolineato anche il Vescovo di Verona nell’omelia. Il cuore del Vangelo di Luca, nel passo in cui Gesù afferma «sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici… sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime» sottolinea appunto questa disposizione, che non vuol dire rassegnazione o indignazione. «Se quest’ultima rischia di essere una forma di resa, la perseveranza è da intendersi come forma di resistenza e resilienza; perseveranti come possono essere i genitori che ogni giorno scommettono sui propri figli, anche quando i conti sembrano non tornare», ha evidenziato monsignor Pompili. «Nella seconda lettura S. Paolo ricorda ai Tessalonicesi che non devono vivere oziosi, ma essere parte attiva e non battere la fiacca: il lavoro è ciò che dà senso alla nostra vita e noi, attraverso il nostro lavoro, resistiamo». L’augurio che il Vescovo ha fatto a don Michele «all’inizio di questo servizio che è lavoro, è quello di lavorare con tranquillità, riuscire a essere presente tra la gente, per rendere testimonianza della sua fede autentica», e poi ha aggiunto che «don Michele è pastore per missione e agricoltore per passione, quest’ultima un’attività ben presente nelle Sacre Scritture (Gesù dice: “Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore”) ed è un lavoro che cresce perseverando nella terra, con il passare delle stagioni, gettando un seme che stando sotto la neve è destinato poi a fiorire nel tempo». 
Ecco che «il contadino non molla ma ostinatamente continua il suo lavoro» e l’augurio del presule al nuovo parroco è «che la stessa passione che mette nell’orto la riutilizzi anche tra le persone, sostenendole a aiutandole, cercando di realizzare quindi quel buon lavoro con tranquillità».
Al termine della Messa il vicesindaco, Antonello Panuccio, ha ringraziato il Vescovo per l’assegnazione del nuovo parroco, una nuova tappa nel cammino di una comunità che don Michele già conosce ed è ricca delle varie associazioni di volontariato che aiutano a rendere questa parrocchia una famiglia.
Nel momento di saluto personale il neo-parroco don Michele Valdegamberi ha voluto esprimere sentimenti di profonda gioia e gratitudine, ringraziando per la nuova accoglienza e senza fare proclami ha chiesto a tutti due regali: il primo è quello di custodire uno sguardo di fede durante il percorso che verrà fatto insieme (il cammino più fruttuoso è quello lento, la comunità non è fatta di centometristi, ma di pellegrini), il secondo augurio espresso è «vogliatemi bene come sono e non per come vorreste che io fossi», con il desiderio di don Michele di mantenere con la comunità un rapporto sincero, libero e fecondo.
Finita la celebrazione c’è stata la benedizione del Vescovo per l’inaugurazione del nuovo punto Caritas della Bottega Solidale di Castel d’Azzano, nel contesto della Giornata mondiale dei poveri, prima del momento di rinfresco finale con tanto di striscione simpatico “Habemus parochum” realizzato dal gruppo giovani. 

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