Don Thazhathel: «Cammineremo insieme come una famiglia»

Il Vescovo ha presieduto la Messa di ingresso del nuovo parroco e del vicario parrocchiale di Pastrengo e Piovezzano

| DI Silvia Allegri

Don Thazhathel: «Cammineremo insieme come una famiglia»
Una Chiesa unita al suo interno, ma aperta verso gli altri. È questo l’augurio con cui giovedì 6 novembre il vescovo Domenico Pompili ha accompagnato l’ingresso, nelle parrocchie di Pastrengo e di Piovezzano, del parroco don George Sebastian Thazhathel, già vicario parrocchiale di Santa Maria della Pace a Madonna di Campagna, e del curato, don Vinu Kayyanikkal Paulose. I due sacerdoti sono religiosi appartenenti alla Congregazione di San Giovanni Battista Precursore, alla quale sono affidate quindi le parrocchie. E hanno già conosciuto i loro fedeli nelle settimane precedenti. D’altronde la chiesa di Pastrengo gremita, con la celebrazione animata dal coro e dai suonatori di campane e un cartello appeso fuori dalla porta della chiesa a dare il benvenuto a entrambi, è già un segnale chiaro di affetto e di forte spirito comunitario. 
Don George sarà dunque pastore di due comunità profondamente coese e unite dalla storia, dalla vicinanza e dalla stessa devozione. A questa duplice realtà si è riferito il vescovo Domenico, commentando la prima lettura tratta dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani: «”Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E tu, perché disprezzi il tuo fratello?”, leggiamo. E ancora: “ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio”. A volte in una comunità si può creare una divisione, spesso causata da diverse pratiche e tradizioni. L’apostolo Paolo, con queste parole, mette l’accento sull’importanza dell’unione: ciò che fa una comunità cristiana coesa è il fatto di avere dentro la presenza di Gesù, che ci invita a vivere, e morire, per gli altri, non per noi stessi. Mi rivolgo allora a don George, che si è introdotto in queste parrocchie di Pastrengo e Piovezzano, e al suo collaboratore: consapevoli del fatto che la Chiesa trova la sua forza superando le divisioni, vi auguro di mettere insieme, pur con sensibilità diverse. Le differenze non sono e non devono mai essere una contrapposizione». E riferendosi al brano evangelico, con la celebre parabola del pastore che va in cerca della pecora perduta, e quella della donna con dieci monete, che quando ne perde una spazza la casa e cerca con cura finché non la trova, rallegrandosi poi con le sue amiche, ricorda: «Il desiderio del Maestro è che nessuno si perda e che tutti, indistintamente, si possano trovare insieme, riuniti. Tornano in mente le parole di don Primo Mazzolari, una delle figure più significative del cattolicesimo italiano, noto per la sua attenzione costante al ‘dialogo coi lontani’ e al pluralismo: la parrocchia, diceva, è il focolare che non conosce assenze. Esattamente come accade in una famiglia: l’ambizione è quella di riunirsi senza che nessuno si perda. Una parrocchia trova se stessa cercando di aprirsi agli altri, non è mai una setta. Questo a volte la rende molto fragile, certo, ma è sempre meglio essere una Chiesa imperfetta che una Chiesa esclusiva, che chiude le porte in faccia a qualcuno. Per questo oggi è importante che il nuovo parroco e il suo collaboratore abbiano sempre a cuore il legame stretto tra la parrocchia e il territorio, e che questa diventi il luogo nel quale si incontrano tutti. La missione è uno sguardo che non si posa solo sui più vicini, ma si estende a ciascuno di noi, indistintamente». «Arrivo qui proprio con questo stesso sentimento», ha sottolineato don George, salutando i suoi parrocchiani a conclusione della celebrazione. «Il mio cuore è colmo di gratitudine, e ringrazio il Signore che mi chiama a servire le comunità di Pastrengo e Piovezzano. Cammineremo insieme come una famiglia».

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