Don Giuseppe Liotta: «Desidero coltivare i frutti dello Spirito»

Il Vescovo alla Messa di ingresso nella chiesa di Colombare di Sirmione: «Al parroco è affidata la cura del gregge, ma è Cristo il centro e il fondamento»

| DI Francesca Gardenato

Don Giuseppe Liotta: «Desidero coltivare i frutti dello Spirito»
Da giovedì 9 ottobre don Giuseppe Liotta è il nuovo parroco di Colombare di Sirmione: «La gioia della gratitudine, la pace, la serenità nel riconoscerci figli amati in Cristo: ecco i frutti dello Spirito che desidero coltivare con i parrocchiani di questa parrocchia dedicata a san Francesco». Queste le parole del sacerdote che già da un anno prestava servizio nella comunità sirmionese come collaboratore parrocchiale.
 La Messa d’ingresso è stata presieduta dal vescovo Domenico Pompili, introdotta dal vicario foraneo don Alberto Giusti, e ha visto la partecipazione attiva della comunità, rappresentata dal consiglio pastorale, dalle suore Orsoline della scuola dell’infanzia, dal coro e dai giovani e dalle autorità civili, tra cui il sindaco di Sirmione Luisa Lavelli.
Nato a Reggio Calabria nel 1983 e ordinato sacerdote nel 2018 quale appartenente alla parrocchia dei Santi Angeli Custodi in Verona, “don Beppe” – come lo hanno subito battezzato i veronesi – prima di essere inviato a Colombare, era stato vicario parrocchiale di Gesù Divino Lavoratore in Verona (2018-22) e poi di Pescantina (2022-24). Ora è chiamato a guidare la “famiglia di fedeli” a Colombare, nel solco lasciato dal suo predecessore, don Francesco Ballarini, che ha guidato la parrocchia per 13 anni.
Nel suo saluto, don Giuseppe ha espresso con emozione la propria «gratitudine per la fiducia» ricevuta dal Vescovo e dalla gente, riconoscendo «la preghiera come dono» e come via privilegiata per crescere nella fede e nell’amore verso Dio e verso gli altri. «Prometto di esserci – ha detto – con cuore aperto, ascoltando e servendo con umiltà e misericordia. Insieme, desidero coltivare i frutti dello Spirito: la pace, la gioia, la serenità nel riconoscerci figli amati».
Nella sua omelia, mons. Domenico Pompili ha sottolineato il significato profondo del cambiamento di una guida spirituale per una comunità: «Nella successione dei parroci, non va mai dimenticato che l’unico vero pastore è il Signore Gesù. Al parroco è affidata la cura del suo gregge, ma è Cristo il centro e il fondamento».
Riflettendo sul Vangelo del giorno, il Vescovo ha posto l’accento sulla forza della «preghiera insistente, tenace e ostinata», fatta di domande, ricerche e gesti di fiducia: «Chiedete, cercate, bussate – ha ricordato – sono i tre imperativi che indicano un atteggiamento del cuore, utile anche nel rapporto tra comunità e pastore. Bussare vuol dire avere il coraggio di incontrare davvero l’altro... Non una pastorale chiusa nel campanile, ma aperta al campanello, alla vita delle persone, all’incontro personalizzato».
Con parole di stima, ha ricordato anche il servizio svolto da don Francesco, definendolo un «sacerdote aperto», capace di cercare e di uscire oltre i confini parrocchiali, incontrando residenti e turisti. «La sua esperienza ora viene consegnata a don Giuseppe – ha detto il presule –, che la valorizzerà secondo le sue doti. I preti non sono fatti con lo stampino, ciascuno ha le proprie caratteristiche». Anche il sindaco Lavelli ha espresso il proprio ringraziamento per la presenza del Vescovo e ha voluto sottolineare l’importanza del lascito di don Francesco, lodando allo stesso tempo «l’umiltà di don Giuseppe e la sua vicinanza ai giovani». A nome della cittadinanza gli ha rivolto l’augurio «di sentirsi sempre sirmionese tra i sirmionesi». La celebrazione si è conclusa con la consegna simbolica dei doni, tra sorrisi e speranza per il nuovo cammino insieme a “don Beppe”.

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