“Guardate lontano, e quando credete di star guardando lontano, guardate ancora più lontano”. Sono sicuramente queste le parole di Robert Baden-Powell – il “padre” dello scautismo – che hanno ispirato i fondatori dei gruppi scout del Valpantena 1 e del Costermano 1. Infatti sabato 13 settembre si è festeggiato il compleanno (di vent’anni) del Valpantena, nato nel 2005 grazie all’impegno di alcuni capi “fondatori” del Lessinia 1 e che ora coinvolge un’ottantina di scout, tra capi e ragazzi, che abitano nel territorio della Valpantena e di Bosco Chiesanuova. Una festa non solo per gli associati, ma che ha coinvolto l’intera comunità, con la Messa presieduta dal vescovo Domenico Pompili, che sarà presente anche per i festeggiamenti del Costermano 1 di sabato, 20 settembre.
«Il nostro gruppo è nato nel 1985 grazie al sogno dell’allora parroco di Costermano, don Zeno Modena, che era già stato assistente spirituale scout, e di alcuni genitori che volevano portare lo scautismo in parrocchia», iniziano a raccontare Emanuele Zaninelli e Giulia Bocchio, capigruppo del Costermano. Così, dopo un anno di “tirocinio” e affiancamento di qualche genitore al Verona 16, gruppo scout di Quinzano, per imparare il metodo scout, quarant’anni fa è nato il gruppo. «Nel 2014, però, ci siamo dovuti trasferire ad Affi, per motivi di spazio. Qui, però, siamo rinati: i nostri numeri sono moltiplicati e ora siamo il punto di riferimento di numerosi comuni (come Caprino Veronese, Costermano, Rivoli, Affi, Cavaion, Pastrengo, Garda, Bardolino e Torri), abbiamo riaperto i lupetti (bambini e bambine di 8-10 anni), “branca” che per una decina di anni non siamo riusciti a garantire». Ad Affi, presso la parrocchia di San Pietro in Vincoli, svolgono le attività, con i loro capi, i ragazzi del reparto (11-15 anni) e del clan (16-20 anni); i più piccoli si ritrovano a Cavaion, seguiti anche da don Andrea Brunelli, assistente ecclesiastico del gruppo.
Invece il Valpantena 1 «è sempre stato abbastanza piccolo – spiega Milena Veronesi, la capogruppo –. All’inizio, le persone del paese non ci conoscevano molto, facevamo le attività solo con il reparto e il clan. Dopo qualche anno abbiamo preso piede, riuscendo ad aprire i lupetti, perché le nostre attività hanno incontrato le esigenze del territorio». Il gruppo non è solo presente e attivo nella vita parrocchiale (fa riferimento alla parrocchia di Madonna della Cintura di Grezzana), ma, spiega Veronesi, «vogliamo educare i nostri ragazzi a vivere con consapevolezza il territorio, proponendo loro incontri con realtà esterne e attività che, come dice Baden-Powell, “lascino il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”. Non abbiamo mai smesso di proporre ai ragazzi attività manuali e di vivere all’aria aperta, a stretto contatto con la natura, e talvolta, di gruppo, organizziamo delle uscite di pulizia di alcune parti del nostro territorio».
Ma non è sempre così facile continuare a fare scautismo: «La difficoltà più grande, per noi ma questo vale ormai per tutti i gruppi scout – aggiunge, infatti, la capogruppo del Valpantena – è trovare adulti disponibili che vogliano dedicare il loro tempo ai ragazzi e portare avanti l’attività educativa. La richiesta, da parte dei bambini e delle famiglie, c’è e spesso siamo costretti a dire di no per mancanza di capi e di risorse. E i capi giovani che ci sono, spesso, si trovano in difficoltà a dare la loro disponibilità con continuità a causa dell’università e dell’instabilità lavorativa».Infine, qual è il valore aggiunto che portate dove operate? «Sicuramente, possiamo dire, che il nostro gruppo porta diversità – inizia Zaninelli, del Costermano – non solo perché collaboriamo con tante realtà diverse del nostro territorio, dove i nostri ragazzi possono fare servizio, ma anche perché, proprio come gruppo scout diamo ai ragazzi la possibilità di svolgere delle attività alternative, perché, oltre alle associazioni sportive, qui da noi non sono presenti altre realtà educative e di svago. Inoltre, vogliamo educare i ragazzi all’essenzialità della strada: siamo fortunati, rispetto ai gruppi “cittadini”, perché possiamo portare i ragazzi, spesso e con più facilità, nella natura, sia durante le uscite di due giorni, sia in occasione delle riunioni: una volta al lago, un’altra in montagna”. Conclude Veronesi: «Nelle nostre attività, dove educhiamo i ragazzi e le ragazze che ci vengono affidati a vivere bene il territorio in cui abitano, mettiamo al centro l’inclusività, valore fondamentale che ci ricorda di prenderci cura delle altre persone: cerchiamo di essere inclusivi con i ragazzi, anche con chi, tra loro, ha qualche difficoltà o disabilità, e siamo attenti alle loro esigenze, affinché tutti si sentano ascoltati e abbiano l’opportunità di vivere lo scautismo».