Due fratelli, un destino spezzato e una promessa compiuta. Questa è la storia di Augusto e Guerrino Malizia: due uomini semplici, vissuti nel secolo scorso a Grezzana e trascinati dalla guerra lontano da casa, ma uniti fino all’ultimo da un legame fraterno che ha saputo superare perfino la morte.
Guerrino combatté in Grecia, in Albania e poi in Russia, partecipando alle battaglie più dure della ritirata dell’inverno 1942-43. A Postoialyi, il 19 gennaio 1943, si guadagnò la Croce al valore militare per il coraggio con cui guidò i suoi uomini all’assalto. Ma la guerra non lo risparmiò: sopravvissuto alla campagna di Russia, venne catturato dopo l’8 settembre 1943 e internato dai tedeschi nel campo di Lamsdorf, allora in territorio tedesco e oggi invece polacco.
Fu in quel luogo di prigionia che, in un inverno di gelo e fame, ritrovò il fratello Augusto, già provato dalla malattia e dalle privazioni. Sentendo vicina la fine, Augusto lo chiamò al suo capezzale e gli affidò un’ultima volontà: proteggere sua moglie Erminia e crescere la loro bambina, Arnalda. Guerrino promise e quella promessa divenne per lui un’àncora, la forza interiore per sopravvivere.
Tornato a casa, Guerrino mantenne la parola: sposò Erminia e crebbe Arnalda come figlia sua e da Erminia ebbe altri due figli. La vita continuò, silenziosa e dignitosa, mentre di Augusto non si seppe più nulla per decenni.
Racconta ancora la nipote Ilaria Zamboni: «Il Ministero della Difesa ci aveva detto che non sarebbe stato possibile ritrovare i resti di mio nonno, ci avevamo messo una pietra sopra. Invece, nel settembre 2024 veniamo contattati proprio dal Ministero, che si stava occupando del rientro in patria di alcuni soldati italiani deceduti durante la Seconda Guerra mondiale in quel campo polacco. Tra di essi vi era anche il nonno Augusto, ritrovato in un’area dove in un primo momento non si sapeva vi fossero delle sepolture».
Così, dopo oltre 80 anni, la salma di Augusto Malizia è tornata a casa, insieme ad altri 16 soldati italiani, accolta con gli onori militari nella cerimonia solenne svoltasi a Padova lo scorso ottobre.
Al termine della cerimonia, una sorpresa inattesa. «Siamo stati l’unica famiglia a cui è stato consegnato un effetto personale del defunto finalmente tornato a casa: ci hanno fatto avere una croce. Una croce che con tutta probabilità Augusto stringeva negli ultimi giorni di sofferenza. La prova che ha cercato sempre di affidarsi a Dio, soprattutto nei momenti più bui».