Un Vangelo difficile quello della trentatreesima domenica del tempo ordinario. Gesù parla del tempio del cuore, della dimensione più profonda che caratterizza l’esistenza umana. Belle sono le parole della prima lettura: “Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”. Il profeta Malachia ci aiuta a comprendere il significato del Vangelo odierno. Di fronte alle fatiche, alle persecuzioni, alle distruzioni, ai rifiuti, il sole sorgerà; quel sole di giustizia che trasformerà ogni altro elemento e che porterà chiarezza nel profondo del nostro cuore. Incontro molti giovani che mi esprimono la loro sofferenza, perché non capiscono, non riescono a trovare giustificazioni razionali al loro soffrire, ai loro dubbi ed incertezze. Gesù con le sue parole ci invita ad essere attenti: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!». Non è un cammino semplice: le pietre del tempio esteriore sono belle, affascinanti, ricche di splendore. Ma possono essere false, facilmente distruttibili, sono di facciata; nel profondo sono pietre fredde, vuote, pezzi di marmo senza valore: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». L’invito di Gesù è quello di non fermarsi alla superfice, ma di camminare cercando di andare nel profondo, di comprendere che i falsi profeti che ci circondano rischiano di rovinare il nostro tempio, di svuotarlo di valori, di renderlo un luogo di perdizione, legato a ciò che appare, ma non possiede la ricchezza che conta. È importante comprendere che il cammino che ci propone Gesù non è così facile: «... metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome». Richiede impegno, perseveranza, qualche sofferenza perché non tutte le persone, in qualche caso anche quelle più vicine, saranno in grado di comprendere. Costruire il tempio interiore è un cammino che si scontra con tutto ciò che è ostacolo ad esso: questo comporterà lotte e persecuzioni, scelte di vita importanti, cambi di direzione: «Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome». Chi fa un cammino di conversione, può comprendere tali espressioni, perché rispecchiano la realtà.In questo percorso profondo il Signore ci rassicura; egli conferma ancora una volta che sarà al nostro fianco, che non ci lascerà soli, che ogni nostra parola e gesto saranno dettati dalla forza del Suo amore. Ci assicura che nella perseveranza troveremo la salvezza, nessuno ci potrà fare del male, e il sole illuminerà il nostro cammino. Siamo chiamati ad affidarci a Dio. Dentro questo affidamento c’è pure il presentare i nostri interrogativi.La prospettiva del discorso di Gesù, nel Vangelo odierno, non è tanto legata alla fine del mondo e al giudizio ultimo, quanto piuttosto al porre l’attenzione dei discepoli sul presente nel quale vivono. E come per loro, anche per noi è un richiamo concreto al come affrontare le fatiche dell’oggi, le guerre, le carestie e le persecuzioni, situazioni che il discepolo deve essere pronto ad affrontare. La strada è indicata con chiarezza, ed è quella di rimanere ancorati alle parole del Maestro e, a partire da quelle, individuare soluzioni possibili, condivise, concrete. Solo in questo modo al discepolo sarà possibile rimanere sereno e fiducioso di fronte alle sofferenze, perché sa che a difenderlo sarà lo Spirito di Dio. Le fatiche e gli scontri diventeranno così occasioni di testimonianza e perseveranza: “La fede... significa credere che Egli avanza vittorioso nella storia insieme con quelli che stanno con lui” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 278).