Quali sono le condizioni per essere veri discepoli di Gesù? Per seguirlo basta osservare i comandamenti? Qual è il premio per chi colloca il Cristo al primo posto della sua vita? A tali domande, di straordinaria attualità, rispondono le tre parti in cui si articola il Vangelo di oggi: all’iniziale dialogo fra Gesù e l’uomo ricco, segue un’indicazione sul difficile rapporto con i beni terreni e a questa si aggiunge la certezza del premio per chi davvero segue Gesù e il suo Vangelo.Nel primo quadro si presenta un tale che si prostra davanti a Gesù e pone la medesima domanda che numerosissimi credenti rivolgono a Dio nel silenzio della propria camera: che cosa devo fare per meritare la vita eterna? La risposta di Gesù non si fa attendere: cita i comandamenti che riguardano i doveri verso il prossimo, precisando così che il modo concreto di amare Dio è di essere fedeli a Lui e all’uomo nel quale Dio è diventato prossimo. Gesù, in seconda battuta, dopo che il ricco ha sottolineato di aver sempre osservato tutti i comandamenti riguardo il prossimo, propone il test definitivo per poterlo davvero seguire: «Vendi quello che hai e dallo ai poveri». Il successivo quadro presenta il colloquio privato di Gesù con i discepoli. Egli commenta in modo autorevole la risposta data all’uomo pieno di beni: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio», la celebre e scottante affermazione che ha ispirato, dalle origini della Chiesa fino ad oggi, commenti e omelie incandescenti. Dare i beni ai poveri e seguire Gesù non è un hobby o un lusso religioso proposto a pochissime persone; non è un consiglio soltanto per i più generosi. È la condizione base per avere un tesoro in cielo, per ereditare la vita piena. Le ricchezze di cui parla Gesù sono un simbolo che abbraccia i molti volti del possesso: le cose materiali, lo spreco delle risorse, l’autosufficienza estrema, l’orgoglio senza confini, la supremazia delle leggi economiche su quelle etiche, il profitto fine a se stesso, l’egoismo, il piacere, la vanità, la prepotenza nelle sue varie forme: familiare, sociale, politica e culturale.I beni materiali posseduti in abbondanza possono costituire un muro invalicabile che ostacola la conversione. Gesù ancora una volta si rivela radicale ed esigente. Al discepolo chiede una scelta forte e libera da compromessi e da accomodamenti, visto che il fascino delle ricchezze è potente e lacerante. Ma tale scelta non è una rinuncia che comporta il disprezzo per i beni materiali. La vittoria sul fascino delle cose e dell’accumulo si realizza non in un generico distacco solo spirituale o in una vita in miseria, che affossa la dignità umana, ma nell’essere persone libere e generose nel donare. Chi poi ha lasciato tutto per il Vangelo, ha la certezza di ricevere cento volte tanto, quaggiù, e la vita eterna, lassù.Una gioia profonda, un benessere globale, una sicurezza e una pace inaspettata diventano l’eredità gioiosa di chi sa svuotarsi da ogni attaccamento per far irrompere dentro di sé il Vangelo. Il distacco dalle cose non è sufficiente se non è positivamente orientato verso i grandi valori umani e spirituali della solidarietà e dell’amore. La donazione delle realtà terrestri per Gesù non significa la loro demolizione, ma la loro valorizzazione. Ciò che in tutta libertà si dona, lo si ritrova in seguito più arricchito, anzi centuplicato.