Ci ha pensato il geniale pittore Vincent Van Gogh ad offrire una singolare, bellissima rappresentazione del momento in cui un agricoltore d’altri tempi semina nel suo campo. Pare che il pittore abbia trovato ispirazione per la piccola tela Seminatore al tramonto nella sua esperienza di predicatore, quando spiegava la Bibbia ad analfabeti e minatori, sostenendo nei suoi sermoni che Dio semina ovunque la sua Parola e questa porterà certamente frutto. Risulta interessante mettere a confronto la “parabola del seminatore” raccontata da Gesù con il luminoso quadro del tormentato pittore. La tela pare proprio un’esplicitazione del gesto della semina raccontato nella parabola. Si nota l’agricoltore che con umile fierezza sparge il seme nel suo campo. Pur notando neri uccelli che già mangiano dei chicchi, egli non esita a spargere i semi abbondantemente e ovunque, anche sul sentiero e tra i rovi. Semina con la speranza che a tempo debito il raccolto ci sarà, e sarà abbondante. Estrae i semi dalla sacca con inguaribile ottimismo, mentre il sole divampa all’orizzonte e con la sua luce accecante sembra trasfigurare l’intero campo, mutando i colori del terreno e donando un contorno quasi divino all’azione stessa della semina. L’intrepido seminatore – racconta Gesù – esce per mettere a dimora i preziosi chicchi nel campo. Non bada al risparmio e getta il seme ovunque, anche tra i rovi, sulla strada, tra le pietraie dove non c’è molta terra. Il suo modo di agire sembra, di primo acchito, non molto sensato. In verità corrisponde con la prassi di allora, in cui la semina era così articolata: prima si spargeva il seme su tutto il campo, poi si toglievano sassi, rovi ed erbacce, e quindi si arava l’intera superficie.Il seminatore sa che non tutti i semi porteranno frutto, per cause diverse e avverse, ma il risultato finale sarà davvero sorprendente. Gli ascoltatori di Gesù ben sapevano che la resa media era di sette chicchi per un chicco seminato, e la resa di dieci chicchi per uno portava il contadino ad essere più che soddisfatto. Ma ecco quanto produce la Parola del divino seminatore: il trenta, il sessanta, il cento per uno. La resa della Parola di Gesù oltrepassa di gran lunga quella dei campi: la fecondità dell’azione di Dio sopravanza ogni umana previsione. Non è difficile comprendere la situazione che porta Gesù a creare questa parabola. Un pensiero turba quanti lo seguono fin dall’inizio: anche la predicazione del Messia deve fare i conti con l’insuccesso. Con tutta probabilità Gesù racconta la parabola a partire dalla scarsa riuscita della prima predicazione nella sua terra, in Galilea. Attorno a Lui c’è aria di crisi. Alcuni dubitano addirittura che Egli sia il Messia e dubitano pure che si possa avere piena fiducia nell’efficacia della sua Parola. Ecco la risposta di Gesù, che si mostra fiducioso nella sua azione evangelizzatrice. Con la splendida immagine della più che abbondante fruttificazione colma i suoi discepoli di letizia e rafforza in essi la certezza che il tempo del raccolto arriverà, e sorprenderà anche i più ottimisti.Come nell’agricoltura tra la semina e il raccolto esiste un legame stretto, così è tra la Parola di Gesù e il frutto che essa produce. Il vincolo tra loro è indissolubile. Se agli occhi degli uomini il molto lavoro nel campo di Dio sembra inutile e vano, e gli insuccessi del momento lasciano prevedere un raccolto scarso, la Parola di Gesù e la sua azione messianica porteranno certamente frutti più che abbondanti, superando ogni umana previsione.